«Svelare le Figuracce ti fa sentire più forte»

di Nicola Cecconi
Niccolò Ammaniti è uno di quegli autori che difficilmente si riesce a vedere in giro per l'Italia a presentare i propri libri. Non è così facile neppure intervistarlo, perché generalmente risponde: «No grazie». Non per snobismo. È l’idea di stare al centro dell’attenzione, proprio non gli piace. Poi negli incontri pubblici si scioglie ed è coinvolgente, persino divertente. Però di primo acchito, ti dice di no. E come hanno fatto quelli del CartaCarbone a farlo venire a Treviso? «È stato Tiziano Scarpa a chiedermelo, e quindi ho accettato volentieri».
Ammaniti è tra i protagonisti del festival trevigiano dedicato all’autobiografia; domani alle 18.30 nell’auditorium di Santa Caterina a Treviso incontrerà il pubblico, assieme a Tiziano Scarpa: due premi Strega, amici tra loro, a chiacchierare, forse, sulle ultime due fatiche letterarie: “Come ho preso lo scolo” (Effigie edizioni) di Scarpa e “Figuracce” (Einaudi) di Ammaniti. Modera l'incontro la giornalista Mitia Chiarin.
«Tiziano mi ha detto di questo nuovo festival a Treviso», racconta Ammaniti, autore best seller quali “Io e te”, “Come Dio comanda” e “Io non ho paura”, scelti da Salvatores e Bertolucci per le trasposizioni cinematografiche, «e mi ha chiesto di venirci». Poi scatta subito la battuta: «Dato che avevo qualche debito con lui ho accettato, adesso siamo pari, così poi posso fare a meno di vederlo».
Ammaniti è diventato scrittore quasi per caso, o forse è vero l'esatto contrario, era destino: dopo ripetute bocciature in italiano alle scuole superiori, si iscrive a biologia, proprio per starsene lontano dalle materie umanistiche. Ma si ritrova a mentire ai genitori per anni sull'esito degli esami. E quando il castello di bugie prevede la scrittura della tesi, lui si siede a tavolino e per salvare le apparenze inizia a scrivere.
Ovviamente non la tesi, perché gli mancavano ancora cinque esami, ma il suo primo libro “Branchie”, pubblicato prima dalla piccola Ediesse e poi acquisito da Einaudi.
«Scrivere di sé è molto difficile», osserva, pensando alla nota dominante del CartaCarbone, ossia l’autobiografia «persino pericoloso. Ci sono ovviamente i soliti grandissimi esempi di scrittori autobiografici, ma questo genere è un terreno insidioso. Personalmente ho sempre pensato che la mia vita non fosse tanto speciale da dover essere raccontata, così ho scritto d’altro, di storie immaginate. Poi a un certo punto ho capito che anche un piccolo episodio può comunicare qualcosa di significativo. L’importante è lo sguardo. Ciò che è difficile, è acquisire una visione originale di se stessi, penso che fondamentale sia di non ritenere la propria vita più interessante di quelle degli altri». Così ha coinvolto nel suo “Figuracce” altri scrittori, invitandoli a confessare assieme a lui le situazioni più imbarazzanti della loro vita. Firmano la pubblicazione Francesco Piccolo, Elena Stancarelli, Christian Raimo, Emanuele Trevi, Paolo Giordano, Antonio Pascale e Diego De Silva. «È un progetto che trovo sia riuscito molto bene. Raccontare una figuraccia significa svelare le proprie incertezze».
«A Treviso» conclude «ci torno sempre volentieri, anni fa mi ero fermato anche qualche settimana. Ho il ricordo di alcune primavere bellissime in questa città. Io come scrittore non frequento molti festival, anzi, ma è sicuramente meglio che starsene a casa a guardare la televisione. Vale sempre la pena attivare iniziative simili e parteciparvi, soprattutto come spettatore».
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