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Di Marco Contino

PADOVA. “Porta il sole a casa” (Bring the sun home) è il titolo del documentario diretto a quattro mani dalla trevigiana Chiara Andrich e dal veneziano Giovanni Pellegrini. Il film, che sarà presentato fuori concorso al Festival di Locarno il prossimo 16 agosto, è il risultato di una sinergia tra l’associazione “Sole Luna, un ponte tra le culture” - che nasce come strumento per promuovere l’interscambio culturale attraverso l’arte ed ogni forma di linguaggio audio-visivo - ed Enel Green Power sulla condivisione dell’idea che l’energia del futuro deve essere onesta e responsabile. Il film racconta la storia di un manipolo di donne analfabete del Sud America che diventano ingegneri solari e portano per la prima volta la luce nei loro villaggi. Sono le donne scelte dal Barefoot College, una università indiana che da quasi quarant’anni apre le porte ai poveri di tutto il mondo, per insegnare loro a costruire impianti solari che possano portare energia elettrica pulita anche a 4.000 metri sui monti del Perù. Chiara Andrich, una laurea a Padova al Dams e una recente esperienza lavorativa come montatrice per Fabrica, ha vinto, insieme a Giovanni Pellegrini, il concorso bandito da Enel che ha commissionato loro un documentario sul tema delle energie rinnovabili. Ne è nato “Bring the sun home”, realizzato con un budget minuscolo, eppure capace di aprire una finestra sul mondo e costruire un ponte tra il Sud America e l’India. “Abbiamo curato il film dall’inizio alla fine: regia, riprese, montaggio - racconta l’autrice. A settembre dello scorso anno siamo stati in India per circa 20 giorni, mentre a marzo abbiamo girato in Perù per seguire un gruppo di donne sudamericane tra i 35 e i 50 anni che per la prima volta nella loro vita hanno lasciato la famiglia e le comunità rurali dalle quali provenivano per essere catapultate in India, in una realtà completamente nuova”. “Qui - continua - abbiamo ripreso le lezioni al Barefoot college che sposa una filosofia dell’insegnamento basato sul fare e aperto a tutti. L’idea è che non sia necessaria una laurea per i docenti nè una lingua comune tra loro e chi vuole apprendere. Donne da tutto il mondo, analfabete, umili, il più delle volte disorientate, arrivano in India e in sei mesi imparano a montare i circuiti di un piccolo impianto fotovoltaico. Le prime settimane sono dedicate alla ripetizione quasi ossessiva dei nomi in inglese delle singole componenti del circuito, come le tabelline per i bambini. Poi, assimilati i vocaboli strettamente necessari, le donne apprendono un mestiere”. Costruito sul montaggio alternato tra l’esperienza didattica indiana e la messa in pratica degli insegnamenti nelle comunità del Però, “Bring the sun home” mostra come per i soggetti coinvolti non si tratti solo di una svolta professionale: è una piccola rivoluzione culturale. “Queste donne, fino ad allora solo casalinghe e mamme in villaggi sperduti del loro paese, hanno conosciuto una realtà diversa, si sono aperte per la prima volta al mondo, hanno varcato un limite non solo geografico, ma prima di tutto culturale. E’ questo cambiamento, nel suo più intimo significato umano, che, più di ogni altra cosa, mi porto dentro, insieme all’esperienza di viaggio e a tutte le donne che ho conosciuto lavorando al documentario” (Marco Contino).

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