Tenta di investire il carabiniere durante il sequestro del locale

Mario Piran, titolare del ristorante “Da Mario” di Polverara, ha urtato il militare: è stato arrestato. In novembre aveva rotto i sigilli nonostante fosse fuori norma, continuando l’attività
MALAGOLI TRATTORIA DA MARIO POLVERARA
MALAGOLI TRATTORIA DA MARIO POLVERARA

POLVERARA. Di fronte al carabiniere che gli stava notificando il decreto di sequestro del suo locale, il bar-trattoria “Da Mario”, si è irrigidito. Ha cominciato a rispondere male, a reagire con violenza, poi è salito d’improvviso a bordo della sua auto azionando la marcia e tentando di investire il militare che teneva tra le mani il provvedimento, urtato alla gamba. Ma non è andato lontano Mario Piran, settanduenne titolare del pubblico esercizio situato a Polverara in via Trieste 7. Bloccato e accompagnato in caserma dai colleghi del carabiniere rimasto ferito, l’uomo è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie. È accaduto ieri mattina. Domani, o al massimo sabato, è prevista la convalida della misura cautelare e l’interrogatorio davanti al gip padovano Lara Fortuna. Nel frattempo Piran e la moglie Antonietta Grinzato, settantaduenne, entrambi residenti sempre a Polverara in via Sabbion 10, sono indagati per inottemperanza a un provvedimento dell’autorità e concorso in violazione dei sigilli. Non a caso “l’incidente” di ieri nasce nell’ambito di quest’ultima inchiesta coordinata dal pubblico ministero Sergio Dini che aveva sollecitato il sequestro preventivo del bar-trattoria. Sequestro concesso con decreto dal gip Paola Cameran.

Da mesi la coppia, che gestisce il locale , è in guerra con il Comune di Polverara. Alla fine del 2011, come si verifica per tutti i pubblici esercizi, anche il bar-trattoria “Da Mario” è stato meta di sopralluoghi per accertare il rispetto della normativa in tema di sicurezza e in materia igienico-sanitaria a tutela della salute degli avventori.

I risultati? Non sono stati dei più lusinghieri. In particolare, il 27 ottobre scorso si scopre che la somministrazione di bevande e alimenti nel locale avviene in un’area priva della prevista autorizzazione amministrativa e di indubbia salubrità (risulta riparata da una tettoia in ferro con copertura in Pvc, materiale plastico piuttosto discusso quanto agli effetti potenzialmente cancerogeni. Di più: la polizia locale accerta che le vie d’uscita del bar-trattoria non sono adeguatamente segnalate. Il 23 novembre scattano i sigilli in base a un’ordinanza comunale che dispone la sospensione dell’attività sia per motivi di sicurezza che igienici. La coppia non si scoraggia. Rompe i sigilli e continua l’attività, nonostante più ammonizioni. A quel punto al Comune non resta che trasmettere la denuncia in procura. Il pm Dini sollecita il sequestro preventivo del bar-trattoria, dopo aver iscritto nel registro degli indagati i gestori Piran e Grinzato. E ottiene il decreto.

Ieri mattina era in programma l’ultimo atto della querelle giudiziaria con la notifica di quel decreto. E, invece, si è aperto un nuovo capitolo destinato a essere fonte di ben più seri guai.

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