Tenta di investire il carabiniere durante il sequestro del locale

POLVERARA. Di fronte al carabiniere che gli stava notificando il decreto di sequestro del suo locale, il bar-trattoria “Da Mario”, si è irrigidito. Ha cominciato a rispondere male, a reagire con violenza, poi è salito d’improvviso a bordo della sua auto azionando la marcia e tentando di investire il militare che teneva tra le mani il provvedimento, urtato alla gamba. Ma non è andato lontano Mario Piran, settanduenne titolare del pubblico esercizio situato a Polverara in via Trieste 7. Bloccato e accompagnato in caserma dai colleghi del carabiniere rimasto ferito, l’uomo è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie. È accaduto ieri mattina. Domani, o al massimo sabato, è prevista la convalida della misura cautelare e l’interrogatorio davanti al gip padovano Lara Fortuna. Nel frattempo Piran e la moglie Antonietta Grinzato, settantaduenne, entrambi residenti sempre a Polverara in via Sabbion 10, sono indagati per inottemperanza a un provvedimento dell’autorità e concorso in violazione dei sigilli. Non a caso “l’incidente” di ieri nasce nell’ambito di quest’ultima inchiesta coordinata dal pubblico ministero Sergio Dini che aveva sollecitato il sequestro preventivo del bar-trattoria. Sequestro concesso con decreto dal gip Paola Cameran.
Da mesi la coppia, che gestisce il locale , è in guerra con il Comune di Polverara. Alla fine del 2011, come si verifica per tutti i pubblici esercizi, anche il bar-trattoria “Da Mario” è stato meta di sopralluoghi per accertare il rispetto della normativa in tema di sicurezza e in materia igienico-sanitaria a tutela della salute degli avventori.
I risultati? Non sono stati dei più lusinghieri. In particolare, il 27 ottobre scorso si scopre che la somministrazione di bevande e alimenti nel locale avviene in un’area priva della prevista autorizzazione amministrativa e di indubbia salubrità (risulta riparata da una tettoia in ferro con copertura in Pvc, materiale plastico piuttosto discusso quanto agli effetti potenzialmente cancerogeni. Di più: la polizia locale accerta che le vie d’uscita del bar-trattoria non sono adeguatamente segnalate. Il 23 novembre scattano i sigilli in base a un’ordinanza comunale che dispone la sospensione dell’attività sia per motivi di sicurezza che igienici. La coppia non si scoraggia. Rompe i sigilli e continua l’attività, nonostante più ammonizioni. A quel punto al Comune non resta che trasmettere la denuncia in procura. Il pm Dini sollecita il sequestro preventivo del bar-trattoria, dopo aver iscritto nel registro degli indagati i gestori Piran e Grinzato. E ottiene il decreto.
Ieri mattina era in programma l’ultimo atto della querelle giudiziaria con la notifica di quel decreto. E, invece, si è aperto un nuovo capitolo destinato a essere fonte di ben più seri guai.
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