Top 500 Padova, Finco: clima anti-impresa e giovani in fuga

PADOVA. Lo rivendica con orgoglio il presidente vicario di Assindustria Venetocentro. «Ottenere questi risultati dato il contesto competitivo italiano la dice lunga sul valore della nostra industria». I risultati che Finco commenta sono quelli emersi ieri nell’ambito della presentazione della nona edizione del rapporto Top 500, organizzato da il mattino di Padova e PwC in collaborazione con l’Università di Padova. Un’indagine sui bilanci delle migliori 500 aziende padovane relativi al 2018.
CONFINDUSTRIA
Risultati, quindi, ottenuti un anno fa. Ed è per questo che Finco, dopo aver sfoderato l’orgoglio, chiarisce (se mai ce ne fosse bisogno) che le imprese non sono attrezzate per i miracoli. «Lo scenario attuale non è affatto rassicurante» ha detto. «Stiamo arrancando alla ricerca di una via d’uscita, l’Italia è in bilico tra tenuta e stagnazione.
La realtà è che l’economia non sta girando. Le imprese sono in guerra e nessuno se ne rende conto. Di più. Il governo fa tutto il contrario di quello che servirebbe per tornare a crescere, agendo contro l’impresa. Se non cambia questo clima negativo e se si modificano le regole in corsa gli imprenditori non investano e non assumono».

La crescita e le assunzioni, ha chiarito Finco intervistato dal direttore del mattino di Padova Paolo Possamai, «non arrivano per decreto». L’impresa è «l’unico mezzo per tornare ad avere sviluppo, ma se a fronte di una situazione difficile la strategia del governo è più deficit, più debito, più tasse diventa difficile pensare a una crescita inclusiva alla quale è giusto ambire. Se le istituzioni per più di un mese diffondono una cultura anti-impresa tra tassa sulla plastica e tassa sulle auto aziendali anziché elaborare una chiara visione di politica industriale, il Paese arranca».
Invece di cancellare misure assistenziali come Quota 100 e reddito di cittadinanza «che non hanno creato un solo posto di lavoro» si pensa a nuove tasse contro le imprese. La mobilitazione di Confindustria contro la manovra sembra, però, aver dato dei frutti.

«Confindustria, gli va dato atto, ha fatto bene il suo lavoro. Ora ci sono dei segnali positivi, ma Confindustria ha fatto una proposta che io rilancio: tutti i risparmi su Quota 100 e reddito di cittadinanza siano usati per azzerare la tassa sulla plastica e rafforzare l’intervento anemico sul cuneo fiscale».
Anche perché il rovescio di questa faccia della medaglia Italia è «la perdita di capitale umano qualificato. Su questo bisogna concentrare gli sforzi, perché se si perde capitale umano significa che nel medio e lungo periodo non si avrà la forza necessaria per poter crescere».
E anche qui i nodi si sommano: c’è un problema di attrattività del territorio da affrontare con la «creazione di un grande territorio metropolitano tra Padova, Treviso e Venezia» conclude Finco. Ma anche di crescita delle imprese. E qui arriva l’autocritica. «Premiano il merito e aumentiamo le dimensioni delle aziende, altrimenti i nostri ragazzi continueranno giustamente a scegliere Milano, Londra e Berlino». —
LA RICERCA
Dopo quattro anni di crescita c’è l’ombra della stagnazione

Di fronte al quarto anno di crescita continua ci sarebbe di che festeggiare se non fosse che il presente – prima ancora che il futuro – spaventa. Timori fondati sul calo della produzione industriale registrato nel secondo trimestre dell’anno in corso (-1,2%) che rimettono anche le Top 500 padovane con i piedi per terra.
Anche nel 2018 le Top 500 padovane hanno proseguito il percorso di crescita iniziato nel 2014. Dall’analisi dei bilanci emerge la fotografia di un territorio che consolida la crescita del fatturato, dei margini operativi e della propria posizione patrimoniale e finanziaria.
Il valore complessivo dei ricavi si attesta a 32,6 miliardi, in crescita del +7% rispetto all’omogeneo aggregato del 2017; crescita diffusa, visto che il 72% delle aziende mostra un segno positivo. Anche il valore della produzione è aumentato di pari passo segnando un +7,1% e raggiungendo un valore complessivo nel 2018 pari a 33,5 miliardi.
Sono questi i dati principali delle imprese della provincia di Padova che popolano la classifica Top 500, progetto di ricerca e analisi dei dati economico finanziari realizzato da PwC con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova in collaborazione con il mattino di Padova.
«Lo sviluppo delle aziende padovane trova riscontro nell’aumento degli investimenti» ha spiegato Filippo Zagagnin, partner PwC che ha presentato il rapporto con Michele Fabrizi, professore associato di Finanza aziendale del Bo. Complessivamente, le Top 500 hanno registrato un utile pari a 1,3 miliardi: nel 2012 si attestava a 230 milioni. Competenze, sostenibilità e trasformazione digitale gli elementi chiave per continuare a correre.
LE AZIENDE LEADER
Padova attrae investimenti esteri ma tenere i talenti qui è difficile. Le esperienze di Infineon, Fidia, Sonepar e Italchimica

Competenze, cultura del territorio, eccellenze scientifiche e formative, infrastrutture da implementare. Sono questi gli elementi di competitività di un sistema economico, quello padovano, che si è confrontato con quattro suoi campioni durante la tavola rotonda condotta dal direttore de il mattino di Padova Paolo Possamai.
L’a.d. di Sonepar Italia Sergio Novello, il direttore di Infineon Padova Giorgio Chiozzi e i presidenti di Fidia e Italchimica Carlo Pizzocaro e Alessandro Fioretto hanno presentato la loro storia di imprenditori e di manager, ma pure affrontato i perché delle lacune di competitività di del territorio.
Nel contesto della presentazione di dati economici di sistema estremamente positivi, i quattro manager si sono posti il problema di una crescita dimensionale delle proprie aziende che necessità di competenze e manager d’esperienza. È stato per primo il direttore della struttura di ricerca di Infineon a Padova a indicare alcuni fattori di difficile attrazione del territorio.
«Noi abbiamo scelto Padova nel 2001 proprio per la sua Università e per il dipartimento di Ingegneria elettronica» ha spiegato Chiozzi. «In questi 20 anni siamo cresciuti tantissimo, da un team di 10 ingegneri iniziale ora siamo 200. In questo lasso di tempo ne abbiamo assunti circa 350 e ogni anno qualcuno ha scelto di proseguire la sua carriera altrove, per la gran parte orientandosi verso le altre strutture del gruppo Infineon nel mondo. Non abbiamo mai avuto difficoltà a trovare neolaureati con competenze eccezionali ma dai noi in molti si formano e poi cercano altri lidi».
Una difficoltà che riscontrano anche i presidenti di Fidia e Italchimica. «Abano Terme è la nostra sede storica» ha ricordato Pizzocaro.
«Fidia sta crescendo con grande rapidità. Nel 2019 chiuderemo a quota 315 milioni di euro di fatturato e il nostro obiettivo è quello di arrivare al miliardo. Ma per fare questo abbiamo bisogno di manager che troviamo con difficoltà. Padova non è Milano, dove è insediato oltre il 60% delle imprese farmaceutiche nazionali. E per noi diventa più difficile portare via a un competitor un bravo manager con grande esperienza. Stiamo lavorando quindi a formare le nostre leve interne così da fare fronte a un’evoluzione che puntiamo a perseguire anche in futuro».
Non diverso l’approccio di di Italchimica. «Abbiamo fatto investimenti importanti e i nostri spazi di mercato sono tali da poterci far cresce molto anche nel prossimo futuro» ha aggiunto Fioretto. «Stiamo lavorando a un’evoluzione organizzativa che necessita di management formato e facciamo fatica a trovarlo».
Ma è stato l’amministratore delegato di Sonepar Italia a riflettere sui limiti ma pure il fascino di un territorio, quello italiano e veneto, che incuriosisce i grandi manager internazionali e che li spinge comunque ad acquisire realtà territoriali in grado di offrire ottime performance anche rapportate al business globale.
«Sonepar è un grande gruppo francese che è entrato a Padova nel 1988» ricorda Novello. «Un gruppo che ha continuato a credere nel Paese anche nel pieno della grande crisi che abbiamo affrontato nel 2013. I francesi ci guardano con un misto di supponenza verso un Paese con molti difetti e con la curiosità di chi vede un sistema impossibile non solo funzionare ma crescere. Sta a noi lavorare bene, sapere affrontare i nostri limiti e competere sui mercati al meglio».
Riccardo Sandre
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