Tornano le grandi mostre a Padova, si riparte da Mirò

Dal 10 marzo a Palazzo Zabarella 85 opere dell’artista spagnolo. In autunno il dialogo tra Giotto e Warhol, nel 2019 Belzoni

In principio erano i “Dinosauri”, di plastica. Poi l’evoluzione delle grandi mostre a Padova, targata Andrea Colasio, è arrivata velocissima all’arte e alla storia del Novecento. Per battere l’esposizione “pop” voluta nel 2016 dall’amministrazione Bitonci (con a 168.904 visitatori), l’assessore alla Cultura ha calato sul tavolo un tris d’assi. E un altro lo tiene nella manica per il 2019.

Si parte subito, sabato 10 marzo, con l’arrivo di 85 opere di Joan Mirò a Palazzo Zabarella. Poi due importanti “dialoghi”: a maggio, Palazzo della Ragione ospiterà il design moderno di un padovano conosciuto in tutto il mondo: Gaetano Pesce. E infine in autunno gli Eremitani ospiteranno l’inedito confronto tra Giotto e la pop art Andy Warhol.

I quadri di Mirò finiti all’asta. Quella che si aprirà tra pochi giorni a Palazzo Zabarella (e che segna l’avvio di una nuova collaborazione tra Palazzo Moroni e la Fondazione Bano) è una mostra con una storia particolare. Una raccolta di proprietà dello Stato portoghese che è stata esposta in pubblico per la prima volta nel 2016 alla Casa de Serralves a Porto, registrando un’affluenza record di 240 mila visitatori. Le 85 opere, tra quadri, disegni, sculture, collages e arazzi, dell’artista spagnolo erano parte del patrimonio del Banco Portugues de Negocios, che fu nazionalizzato nel 2008 per una enorme crisi che ricorda quella delle banche venete.

Il patrimonio artistico era destinato a finire all’asta, per ripianare il debito dell’istituto. Ma in extremis è stato raggiunto un accordo tra lo Stato portoghese e la casa d’aste “Christie’s” per revocare il contratto di vendita e mantenere la raccolta in Portogallo. La mostra celebra sei decenni di carriera dell’artista catalano, dal 1924 al 1981. Tra le opere esposte ci sono sei dipinti del 1936 assieme ad altrettanti arazzi del 1972 e ’73, ed ancora una serie di cinque opere create per la grande retrospettiva di Mirò al Grand Palais di Parigi nel 1974.

È la prima volta che la raccolta va fuori dal Portogallo e ad accompagnarla all’inaugurazione del prossimo 9 marzo ci sarà anche il ministro della cultura lusitano, Luís Filipe Castro Mendes. Una volta finito il “tour mondiale” le opere ritorneranno a Serralves, come esposizione permanente.

I dialoghi del 2018. Le altre due grandi iniziative con cui Palazzo Moroni punta a sfondare il muro dei 300 mila visitatori sono “mostre evento” sul modello di quelle ideate da Vittorio Sgarbi. L’idea vincente è far dialogare epoche e linguaggi diversi. Come le opere del design contemporaneo di Gaetano Pesce inserite nel contesto trecentesco del Palazzo della Ragione, che proprio nel 2018 festeggia gli 800 anni dalla fondazione. Pesce pur essendo nato a La Spezia si è formato a Padova e qui ha mosso i primi passi come scultore nel “Gruppo N”. Dal 1983 vive e lavora a New York ma ha sempre mantenuto un legame con la città, che però finora non l’aveva mai “celebrato” come invece è accaduto con le sue retrospettive Centre Georges Pompidou di Parigi, al Museum of Modern Art di New York e al Victoria and Albert Museum di Londra.

L’altro “dialogo” sarà realizzato in collaborazione con “ArtePadova” e banca Mediolanum: in autunno agli Eremitani ci sarà l’arte universale di Giotto a confronto con la personalità ossessiva ed eccentrica di Andy Warhol, il mito della pop art americana.

Il gigante dell’Egitto. Per il 2019 è in programma una grande mostra su un altro padovano illustre: Giovanni Battista Belzoni. Fu il più grande egittologo italiano, pioniere dell’archeologia, un gigante alto 2 metri, ispiratore della figura di Indiana Jones. La collaborazione con il museo Egizio di Torino si trasformerà in una esposizione multimediale al centro San Gaetano.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova