Tra Livi e Gerosa battaglia per la guida del «Gallucci»

Nel “duello di cuore” gli ingredienti per una spy story in camice bianco ci sono tutti. Una strisciante guerra di successione per poter sedere sul “trono” tragicamente lasciato vuoto da Vincenzo Gallucci, morto in un incidente stradale nel 1991. Sono passati più di vent'anni, ma il conflitto è ancora in corso. La Cardiochirurgia affidata a Gino Gerosa, ad intervalli regolari, subisce botte sotto la cintura.
Lo scorso anno l'attacco è arrivato da Verona, quartier generale di Alessandro Mazzucco, rettore dell'ateneo scaligero e cardiochirurgo della scuola di Gallucci: aveva tentato lo scippo della sede della scuola di formazione universitaria di Gerosa. Questa volta invece il colpo arriva da un altro suo discepolo, ma giunge da Est, dal Friuli. Perché il primario di cardiochirurgia di Udine ha usato parole tanto dure nei confronti dello staff di Gerosa? Ugolino Livi ha addirittura un contratto di insegnamento nella scuola post universitaria diretta da Gerosa, perché tanto livore? In via Giustiniani e al Bo nessuno si meraviglia. Livi vuole tornare a Padova: vuole la cattedra di ordinario che secondo una commissione concorsuale invece spetta a Gerosa, vuole il Gallucci, vuole tornare a far parte della facoltà medica più blasonata d'Italia. Livi, dopo aver perso il concorso da professore di prima fascia contro Gino Gerosa, non ha esitato a rivolgersi al tribunale per veder riconosciuta la superiorità del suo curriculum. E il conto è ancora aperto, l'ultima parola della commissione giudicatrice sarà pronunciata nell'arco di un mese. Ecco perchè, alla luce di uno scontro accademico in piena regola, il caso del presunto trapianto rifiutato e le parole pronunciate dal chirurgo dell'azienda ospedaliera di Udine assumono contorni differenti. Dichiarazioni al vetriolo contro lo staff padovano, rilasciate al Messaggero Veneto, che si inseriscono in una rete più ampia di risentimenti, che hanno come protagonisti Padova e Udine.
Mestre, al massimo, finisce a fare il ruolo della comparsa: «Ognuno è responsabile delle proprie azioni», tuona Livi, «Non si possono fare distinguo di razza, nazionalità, religione o quant’altro».
Che fine ha fatto la solidarietà tra colleghi? È rimasta fuori dalla porta della stanza in cui si è svolto il concorso da professore ordinario di Cardiochirurgia, cui hanno partecipato sia Gerosa che Livi, un posto che si è reso disponibile nel 2008. Un iter accademico lunghissimo che ha portato dopo anni alla decisione della commissione giudicatrice: ha vinto Gino Gerosa, che diventa professore ordinario e acquista quel peso specifico accademico fondamentale per portare a casa contratti per la scuola di specializzazione, finanziamenti. Poco importa se Gerosa ha scritto pagine della storia della Cardiochirurgia mondiale. Ugolini Livi non ci sta: presenta ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Veneto contro la decisione della commissione.
Tantissimi i rilievi, ma il Tar accoglie solo quelli formali: l'ultima riunione dei commissari si è svolta in via telematica e mancano alcuni dati sulle carte ed effettivamente la commissione non ha specificato con la dovuta chiarezza la graduatoria degli idonei e dei non idonei.
Il concorso non è da rifare, ma il rettore del Bo Giuseppe Zaccaria deve firmare un decreto in cui impone alla commissione giudicatrice di riunirsi ancora per sistemare le carte, per riesaminare i curricula degli aspiranti al “trono” di Gallucci. A quando il verdetto? Tra un mese al massimo. La commissione potrebbe cambiare idea, ribaltando le carte in tavola? Difficile, anche se i docenti da cui è composta hanno carta bianca. È certo che la levata di scudi udinese renderà il clima ancor più teso.
Fabiana Pesci
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