Tragedia a San Marino assolto il rallista Bonaso

Il fondo bagnato impedì al pilota di Albignasego di controllare il suo bolide L’auto piombò sugli spettatori in area vietata provocando un morto e 8 feriti

ALBIGNASEGO. Enrico Bonaso non è più uno degli indiziati per la morte di Enrico Anselmino, il 57enne astigiano morto l’8 ottobre 2016 durante il Rally Legend quando la Renault Clio Maxi dell’equipaggio formato da Bonaso e Alice Palazzi era piombata fra gli spettatori posizionati all’esterno di un tornante. La dinamica fu subito chiara: dopo un tratto di rettilineo di qualche centinaio di metri, Bonaso aveva frenato per affrontare un tornante sinistro, ma le ruote anteriori si erano bloccate per l’asfalto reso scivoloso dalla pioggia e per il pilota di Albignasego non c’era stato più modo di controllare la vettura. L’auto aveva imboccato quella che doveva essere una via di fuga. Invece in esterno curva c’erano molti spettatori, che si erano sistemati in una posizione in cui la prudenza sconsiglierebbe di sostare per assistere ad una competizione automobilistica. Anselmino e gli altri 8 feriti erano stati tratti in inganno dalla bandella verde che sanciva come quella fosse un’area consentita al pubblico, mentre per l’organizzazione gara quella zona risultava interdetta agli spettatori che ogni anno affollano le strade della famosa gara sammarinese. Per questo il consigliere della legge (l’equivalente del nostro procuratore) ha chiesto il rinvio a giudizio di tre commissari di percorso e quattro persone che costituivano l’equipaggio delle vetture apripista, che dovevano verificare il corretto allestimento della prova speciale. «Se non ci fossero il morto e i feriti, potremmo dire che per noi questa decisione è un totale successo» , commenta l’avvocato e rallista Carlo Covi, che ha difeso Enrico Bonaso. Il commissario della legge ha accolto la linea della difesa. Anche secondo il giudice Bonaso ha tenuto una condotta di guida ineccepibile, dal momento che il fondo umido non gli ha consentito di controllare la sua Renault. «Per Enrico la notizia è stata un sollievo: ha vissuto un anno e mezzo di ingiustizia» , il commento dell’avvocato Covi.



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