Tratta delle africane, migranti comprate come prostitute

PADOVA. Sono solo ragazzine e già c’è chi le considera merce da “mettere a reddito” o da inserire in una “filiera”. La filiera è quella del sesso a pagamento, della prostituzione su strada, attività che veniva gestita in tutta Italia da un’organizzazione che aveva la sua base a Padova.
Gli sfruttatori si arricchivano grazie all’emergenza legata ai migranti e attraverso una serie di contatti in Africa riuscivano a fare arrivare sulle coste della Sicilia le ragazze da mettere sulla strada. Le illudevano con la promessa di un lavoro e poi le schiavizzavano con il terrore dei riti voodoo.

I boss abitavano in città, erano radicati: uno faceva il venditore ambulante, un altro gestiva un affittacamere dietro la stazione insieme alla moglie. La Squadra mobile di Ragusa e lo Sco hanno spezzato le catene delle schiave-ragazzine.

L’operazione è stata chiamata proprio “Broken chains” (catene spezzate). In manette sono finiti sei nigeriani tra i 25 e i 38 anni, tra cui una giovane mamma di 29.

L’operazione della Squadra mobile di Ragusa non fa che confermare una preoccupante realtà che riguarda Padova, dove la mafia nigeriana ha messo radici ormai da tempo. Lo scorso mese di novembre si è scoperto che alla Sacra Famiglia abitava il capo di un altro clan, sempre specializzato nei traffici di droga ed esseri umani. Festus Pedro Erhonmosele, 36 anni, tecnicamente ingegnere (laureato in Nigeria), formalmente commerciante di auto (con tanto di partita Iva), organizzava le riunioni con i sodali in via Bernina all’Arcella.
e.ferro@mattinopadova.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova