Truffa fiscale, corsa al patteggiamento

Compravano prodotti grazie a società prestanome dribblando le tasse: il boss Andrea Tosato «tradito» da una Lamborghini
La Lamborghini che è stata sequestrata dalla Finanza
La Lamborghini che è stata sequestrata dalla Finanza
 Acquistavano all'estero merce come pneumatici e materie plastiche, utilizzando società prestanome prive di una reale sede e di una autentica contabilità per dribblare i pagamenti. Poi rivendevano a imprese italiane, sotto costo, e al mercato nero, quel materiale. Un «gioco» durato almeno tre anni e chiuso d'improvviso con una serie di arresti scattati il 4 agosto 2009: ormai è ultimata l'inchiesta, coordinata dal pm Roberto D'Angelo e affidata alla Guardia di Finanza. Il magistrato ha chiesto il processo a carico di tutti e 35 gli imputati indagati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode ai danni dell'erario nonché per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ma la maggior parte di loro ha già sollecitato il patteggiamento (rito che prevede lo sconto di un terzo della pena) in vista dell'udienza preliminare fissata per il 15 luglio davanti al gup Lara Fortuna, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta della pubblica accusa. Tra questi, Andrea Tosato, 45 anni di Cadoneghe, bloccato dagli uomini delle Fiamme Gialle nel 2008 a bordo della sua Lamborghini Gallardo cabrio: è stato quel semplice il controllo a dare il via agli accertamenti. E con frutti immediati: l'uomo risultava anche titolare di una casa a Jesolo (in via Capoccia vicino al parco ippico) del valore di 600 mila euro, di una Bmw X5, di una moto d'acqua e di 2 quad, eppure era sconosciuto al Fisco.  Ai vertici della banda, c'erano pure il cugino Corrado Tosato, 42 anni di Cadoneghe, e Cristiano Sachs, 33 di Padova (Arcella), il «contabile». Tra gli imputati due commercialisti.

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