Turbativa d’asta, condannato Bardelle

È bufera sulla struttura sportiva Padovanuoto per il terremoto giudiziario che ha coinvolto i due soci fondatori Gianni Gross e Gianfranco Bardelle, quest’ultimo anche presidente della società sportiva e presidente del Coni regionale.
Proprio oggi, durante il Consiglio di amministrazione, Bardelle darà le dimissioni da amministratore della Padovanuto, oppresso dalle vicende del tribunale di Verona che, tuttavia, giudica «ridicole». Ma anche dalle “chiacchiere” sui contributi comunali ricevuti dalla struttura: nell’albo dei “beneficiari di provvidenze di natura economica” di palazzo Moroni, tra i più fortunati c’è proprio la Padovanuoto che, per il 2013, ha ricevuto 322 mila euro. Un contesto di preoccupazioni in cui s’inserisce il dietro front politico della lista civica (composta da sportivi) che Bardelle aveva ideato qualche settimana fa, naufragata tra i valori sportivi che manifestava e le beghe legali del promotore.
L’accusa che ha investito il numero uno dello sport regionale è “turbativa d’asta” e la gara contestata è quella per la gestione delle piscine Santini, a Verona. Lo scorso aprile il giudice Luciano Gorra ha condannato ad otto mesi di reclusione e 300 euro di multa (pena sospesa) Bardelle, Gianni Gross del Centro Nuoto Cittadella e Sergio Tosi di Sport Management. I fatti sono accaduti nel 2006, durante la gara per aggiudicarsi la gestione delle piscine Santini.
Secondo il gip le tre società si conoscevano e le offerte degli uni erano mirate a favorire gli altri per escludere comunque chi aveva gestito fino a quel momento le Santini. «Tutta questa storia è una barzelletta», si difende Bardelle, «il pm aveva chiesto l’archiviazione. Adesso andremo in appello. Noi siamo arrivati quarti, cioè ultimi, bisogna essere proprio dei geni per archittettare la vincita di un altro. Ho passato indenne Tangentopoli da assessore (1990-1993 da socialista), non ho debiti con la Padovanuoto, nemmeno una bolletta, sono pronto ad andare alla Corte internazionale perché voglio la massima chiarezza. Anche riguardo i contributi comunali, bisogna essere chiari: si tratta della rata del mutuo (2 milioni) contratto dal Comune nel 2003 (sindaco Zanonato) per realizzare la nuova piscina e averla in gestione per 100 anni».
Perché si dimette dalla Padovanuoto? «Perché sono stanco, per me è tempo di andare in pensione come amministratore – si sfoga – Mi dispiace, non ce la faccio più. Voglio dedicarmi al Coni a tempo pieno. Comunque deciderà il Consiglio». Tra cui, come new entry, c’è anche la figlia Daniela. Ma è proprio la sua veste di numero uno del Coni che fa mormorare l’ambiente sportivo: da quando, due anni fa, la riforma ha trasformato i presidenti provinciali in semplici delegati, non più eletti ma scelti dal presidente regionale, quest’ultimo è il capo di tutto il movimento sportivo Veneto.
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