Umby pizza ha raddoppiato «Bisogna saper fare e voler fare»

A gennaio Umberto Drogone, già allenatore dei pizzaioli della Nazionale ha aperto una nuova attività in via Piovese a Voltabarozzo
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - UMBI PIZZA. DA DX: UMBERTO DRAGONE, MARIA LUISA MASSARO E IL FIGLIO ANTONIO DRAGONE
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - UMBI PIZZA. DA DX: UMBERTO DRAGONE, MARIA LUISA MASSARO E IL FIGLIO ANTONIO DRAGONE

la testimonianza

Ci vuole tanto coraggio ad aprire una seconda pizzeria da asporto in mezzo ad una pandemia. Umby pizza ha tirato su la saracinesca di via Piovese, a Voltabarozzo, lo scorso 4 gennaio. Ma con i piedi ben radicati a terra, forti di una clientela ben fidelizzata e della ricetta Regina (la napoletana) che seduce al primo morso. È questo il paradigma della famiglia Dragone: Umberto, il pizzaiolo, già allenatore dei pizzaioli della Nazionale, cuore pulsante dell’attività, ma anche braccia, mani e testa. Maria Luisa Massaro, la moglie, titolare in calce, ma soprattutto il collante dell’impresa a conduzione familiare. Infine Antonio, 21 anni, un giovanotto fuori dagli schemi della giovinezza sfaccendata, pronto a darsi da fare con impegno e responsabilità. Con loro 10 dipendenti, tra pizzaioli, aiuti pizzaioli e rider.

Ad oggi nessuno ha fatto un giorno di cassa integrazione e, in emergenza sanitaria, hanno perfino dato lavoro. Il segreto lo spiega Umberto: «Nel lavoro, qualsiasi lavoro – sottolinea – ci vogliono due cose: saper fare e voler fare. Se apri un’attività devi poterla far funzionare». Eppure tutti gli dicevano di lasciar stare, di rimandare: «Me lo dicevano anche quattro anni fa, quando ho aperto il primo Umby pizza alla Madonna Pellegrina, in via d’Acquapendente. Mi dicevano che avevo competitor troppo forti vicini, che non sarei riuscito ad affermarmi». E invece. Invece i clienti lo chiamano da quartieri così lontani che deve dire di no perché la pizza arriverebbe fredda. «Abbiamo la certezza del prodotto – continua Umberto – Siamo dei pizzaioli napoletani veri, adottati da Padova nel 1998».

Etica del lavoro e certezza dei propri mezzi al primo posto, ma anche qualche rassicurazione prima di aprire: «Una buona fetta della clientela veniva già in via d’Acquapendente da Voltabarozzo e Ponte San Nicolò, non abbiamo fatto un salto nel buio senza riflettere». E ora qualcuno viene addirittura da Albignasego: tris? «Non lo escludiamo, del resto ho tre figli, una pizzeria ciascuno». Umberto scherza, ma non tanto. «Per il momento abbiamo da lavorare, siamo al 50% delle potenzialità». —

E.SCI.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova