Un laborioso operaio albanese che aveva saputo integrarsi

Chi era Bledar Asamataj, 38 anni, morto nell'incidente sull'argine ad Anguillara

CAVARZERE. Forse il giorno del matrimonio, o quello della nascita della prima figlia nel 2007, o anche quello in cui sono nati gli altri due figli, gemelli, un maschietto e una femminuccia, nel 2010. Difficile dire quale sia stato il giorno più felice della breve vita di Bledar Asamataj, morto a soli 38 anni in un assurdo incidente stradale.

A portare la triste notizia, ieri mattina, sono stati i carabinieri e, di colpo, per quella famiglia, i giorni felici sono svaniti nel nulla. Ma il giorno in cui Bledar, ignaro del suo destino, deve aver pensato di aver realizzato la sua vita, è stato, probabilmente, il 22 aprile del 2015. Quel giorno, infatti, aveva ricevuto dal sindaco le chiavi della casa popolare di via Petrarca in cui, da ieri, la moglie Erjetta, 30 anni, e i tre figli vivono senza di lui. Bledar era albanese, originario di Valona, era arrivato a Cavarzere nel 2001 e, come molti suoi connazionali, aveva cercato di rifarsi una vita lavorando.

Era un operaio, sapeva fare un po' di tutto e non gli mancava la buona volontà. Con questi presupposti era riuscito a trovare impiego in varie ditte, in tempi diversi, ma con una certa continuità. Nel 2005 aveva conosciuto la donna che sarebbe diventata sua moglie e, per diversi anni, la famiglia aveva abitato, in affitto, in una casa in via dei Martiri. La casa popolare è stata una specie di benedizione, sia per l'aspettativa di vita, sia come elemento di “integrazione”, ovvero la capacità e la possibilità di vivere con gli altri, da pari a pari. E lui la voglia di “integrarsi” l'aveva dimostrata fin dall'inizio. In quel palazzo in cui molti piccoli lavori erano ancora da fare, Bledar «si era offerto, con gli altri condomini» ricorda un inquilino, Michele Bolzenaro, «di dare una mano a tutti quelli che ne avessero bisogno».

E così a qualcuno aveva attaccato i bastoni delle tende, ad altri il lampadario, ecc. Alle donne del condominio, compresa Erjetta, tocca, invece, la pulizia delle scale e i turni, con i nomi di tutte, sono affissi nel vano scale. Le stesse scale che, ieri pomeriggio erano piene di parenti e amici che andavano a fare le condoglianze e “proteggevano” la giovane moglie. Ma una zia di Bledar ne dà un affettuoso ricordo: «Era rimasto disoccupato, perché la ditta era fallita, ma continuava cercare lavoro. Quando poteva, se aveva due soldi, gli piaceva molto fare scampagnate insieme ai figli».

 

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