Un passato di furti ed eccessi
Ha ucciso due ragazzi e la possibile integrazione dei nomadi

LE VITTIME I due ragazzi non hanno avuto scampo Sono morti tra le lamiere dell’auto centrata dalla Bmw del nomade
PIOVE DI SACCO.
Ha ucciso non solo due ragazzi, ma anche la più ottimistica idea di integrazione. A Piove di Sacco, nel quartiere Sant'Anna, a due passi dalla chiesa, dove Paolo Caldaras viveva da quattro anni in un alloggio pubblico con la compagna Nadour Gioia (figlia di Frida Crovi), c'è un Paolo Calderas prima e uno dopo lo schianto. Il fatto è che Paolo Caldaras a soli 21 anni (ne avrebbe compiuti 22 il prossimo 23 ottobre), è riuscito con un colpo di acceleratore ad azzerare tutto: vite umane, tolleranza, rispetto, comprensione. Lasciando sull'asfalto solo rabbia, dolore e morte. Perché correva a 190 km/h. Perché era senza patente. Perché non ha avuto alcun rispetto per la vita. Paolo Caldaras con la sua bravata mortale ha segnato con il sangue, e per sempre, il destino di tre famiglie, quello di un'intera comunità zingara (sinti) e quello di un paese (Piove di Sacco) già poco incline a sopportare chi considera troppo difficile adeguarsi al nostro sistema di vita condiviso dai più. Per questo, nonostante tutto, Paolo Caldaras verrà ricordato solo per il dopo: Paolo Caldaras, quello che ha fatto una strage sulla strada dei Vivai. Quasi un epitaffio. Anche se di Paolo Caldaras c'era anche un prima, sopra il quale lui stesso ha messo una pietra sopra decidendo di ammazzarsi a 190 all'ora. Il prima è un Paolo Caldaras spavaldo, a cui piaceva far «cantare» i motori delle auto per sentirsi più grande della sua età, un ragazzo che sarebbe potuto essere come tanti se solo avesse accettato anche poche regole del vivere civile. Il prima è un Paolo Caldaras descritto come un giovane estroverso e vivace. Una vivacità rumorosa e purtroppo alcolica, sebbene mai violenta. Una vivacità che serviva da maschera per nascondere la timidezza. Poco importa. E' il dopo ciò che resta. Ovvero, il Paolo Caldaras sempre e solo ladro patentato, arrestato per furto la prima volta a 16 anni nel 2005 e finito in cella l'anno successivo e anche nel 2008 con l'accusa di furto e porto abusivo d'armi (una mazza da baseball). Ma anche il Paolo Caldaras denunciato nel 2008 dai carabinieri di Legnaro perché sorpreso a rubare sulle auto in sosta (una sua specialità) a Saonara. O il Paolo Caldaras a cui era già stata sospesa la patente dalla Polstrada di Piove di Sacco (poi revocata dal giudice) il 2 febbraio del 2009, perché trovato alla guida con un tasso alcolemico superiore al consentito. E di nuovo un Paolo Caldaras sottoposto a sorveglianza speciale, misura restrittiva (solitamente l'obbligo di stare a casa dalle 22 alle 7 di mattina) decisa dal magistrato sulla base dei rapporti delle forze dell'ordine (il giovane non aveva un'occupazione e collezionava denunce e arresti come figurine) e revocata nel marzo scorso. Di lui resterà solo questo. Sebbene la sua famiglia ieri abbia accusato i carabinieri di averlo costretto a correre perché inseguito. Paolo Calderas correva già prima di incrociare i militari. Correva a bordo dell'auto della cognata senza uno straccio di patente e chissà cos'altro. Un proiettile nella notte. Paolo Calderas, oramai, sarà sempre quello del dopo. Quello della strage sulla strada dei Vivai. Quasi un epitaffio.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video