Un uomo in guerra per la verità tra inchiesta e coscienza

Tra il 1996 e il 1997 il reporter del San José Mercury News, Gary Webb, sconvolse il mondo della politica e dell’informazione mettendo a nudo un incredibile traffico di droga con cui la Cia finanziava i narcos del Nicaragua in cambio di armi a sostegno della lotta alla democrazia. A distanza di quasi vent’anni, il regista Michael Cuesta ne trae un film - La regola del gioco - che da una parte riecheggia i film di inchiesta giornalistica stile Tutti gli uomini del presidente, dall’altra mostra toni intimistici per sottolienare la solitudine dell’uomo impegnato nelle battaglia per la libertà e la trasparenza. Un tema molto comune nel cinema americano, sino a farne un sottogenere nell’ampio panorama del thriller, che Cuesta svolge bene, con tempismo e abilità narrativa rodati nella serie televisiva Homeland, in cui ha sperimentato il senso di claustrofobia dei protagonisti e un ritmo nervoso e veloce.
Gary Webb (l’attore Jeremy Renner, l’artificiere di Hurt Locker) è l’esempio che l’american dream non sempre giunge all’happy end. Per circostanze casuali, il giornalista di provincia assapora il sogno del grande scoop, ma viene travolto dalla sua stessa natura di marginale. Dopo aver ricostruito in Dark Alliance come la Cia avesse indirettamente causato un’impressionante serie di decessi nei ghetti neri di Los Angeles South, a causa di crack tagliato male, Webb viene emarginato dal giornale - e malgrado il titolo di giornalista dell’anno - contestato anche dai grandi quotidiani liberal, dal Washington Post al New York Times, per la poca credibilità delle sue fonti, in realtà gelosi e scornati dal “buco” preso dallo sconosciuto San José Mercury News.
Pochi mesi dopo il direttore della Cia si sarebbe dimesso e la stessa agenzia americana avrebbe ammesso tutto, anche se nei mesi dello scandalo Lewinsky ormai i giornali guardavano altrove. Per Webb la vicenda si chiuse presto, con le dimissioni dal giornale, e anche la sua vita finì con due colpi di pistola alla tempia nel 2004, un suicidio molto sospetto. La società americana di vent’anni fa descritta da Michael Cuesta - con ausilio di materiali e filmati d’epoca - è quella di sempre, in bilico tra democrazia partecipativa e lobby di potere, tra libertà e golpe, tra sogni e censure. La regola del gioco è quella che ci sono verità troppo grandi per poter essere raccontate senza rischi: anche nella patria della democrazia occidentale. O forse gli Usa non lo sono.
Durata: 114’ – Voto: ***
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