Una molecola anticancro scoperta dal Vimm di Padova

PADOVA. Dalla ricerca al business. L'istituto veneto di Medicina molecolare diviene fucina di start up grazie ai risultati raggiunti nel campo della scienza medica: l'equipe di Francesco Pagano, presidente del Vimm, ha scoperto una molecola in grado di mettere ko il cancro della prostata. Sui topolini funziona: la molecola scuote il loro sistema immunitario, “addormentato” dagli alleati del cancro alla prostata, le sostanze che impediscono all'organismo di aggredire la malattia tumorale. Ora è il momento di passare alla sperimentazione volta alla produzione di un farmaco innovativo. Lo staff di Pagano ha già coinvolto la Cassa di Risparmio ed ora è a caccia di un fondo di investimento: per partire è necessario un milione di euro, e la trattativa per portare il denaro nella struttura di via Orus è già in corso. «Stiamo lavorando per dare avvio a questa start up al più presto», ha spiegato ieri Pagano in occasione del premio Manzin.Al Vimm infatti la ricerca corre su due binari: da una parte i grandi scienziati, dall'altra il “vivaio”, giovani e giovanissimi che intraprendono la strada della ricerca. E ieri tre di loro sono stati insigniti del premio annuale Ennio Manzin-Mario Fioretti. Hanno ricevuto un assegno da duemila euro ciascuno dalle mani di Luisa Fioretti Manzin, ideatrice del premio in memoria del padre Mario Fioretti, professore universitario all'istituto di Chimica organica, e del marito Ennio Manzin, primario del servizio di Anestesia e Rianimazione dell'azienda ospedaliera.
Hanno vinto l'edizione 2012 del premio, Mauro Franzoso, Alessandra Brancalion e Silvia Carnio. Franzoso studia i meccanismi che regolano il cuore, cercando di scoprire la causa della morte improvvisa. Brancalion, invece, indaga i motivi che fanno impazzire i linfociti causando leucemie ed altre patologie. Silvia Carnio fa ricerca sulle masse muscolari e sulle cause che portano alla perdita di massa e all’eccessiva debolezza. «Se oggi viviamo tutti più a lungo, se molte malattie sono state debellate, se altre sono curabili, è grazie a ricercatori come questi», ha spiegato Luisa Fioretti Manzin.
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