Usl 6, le ostetriche in trincea «La nostra rivincita sul Covid»

Nell’ospedale di Schiavonia lunghi festoni con i nomi dei 224 bimbi nati quest’anno e delle professioniste che hanno assistito le mamme e a cui è dedicato un giorno di festa 
E.l.

la festa

Un po’ mamme e un po’ sorelle, le ostetriche sono qualcosa che va ben oltre la loro classificazione professionale. Instaurano rapporti strettissimi con le donne in gravidanza, si affezionano alle nuove vite che aiutano a far venire al mondo, incoraggiano e sostengono i papà. Una festa dedicata alle ostetriche - sono 79 quelle dell’Usl 6 Euganea - è quello che ci vuole per celebrare una figura che nei reparti maternità oltre alla professionalità porta anche tanta umanità.

E una bella iniziativa dedicata a una figura essenziale e di prossimità in un momento tra i più carichi di emozioni e aspettative nella vita delle donne è partita proprio ieri dalla Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Schiavonia: la decorazione del reparto con cartoncini rossi su cui ci sono i nomi dei 224 bambini nati da inizio anno e palloncini bianchi con i nomi delle 25 ostetriche che hanno assistito le mamme e i neonati durante il parto, il puerperio e il rooming-in. Gli uni intervallati agli altri, in un lungo festone colorato che attraversa tutto il reparto.

Non a caso Schiavonia: qui si è voluta celebrare la rivincita nei confronti del Covid che l’anno scorso aveva imposto la chiusura del Punto nascite. Non così invece quest’anno, nonostante la pressione dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia sull’ospedale.

Maristella Pelizza è una delle 25 ostetriche di Schiavonia: «È stato ed è un periodo sicuramente molto impegnativo e complesso: abbiamo dovuto creare in ingresso percorsi separati per le donne positive al virus, quelle negative e quelle sospette e poi percorsi separati tra positive e negative in reparto. In tutto questo abbiamo però sempre fatto ogni sforzo per rispettare la nostra visione di questo lavoro, per esempio mantenendo la possibilità della presenza del papà durante il travaglio e anche durante la degenza, ovviamente previo tampone antigenico». Il Covid ha complicato le cose alle ostetriche ma anche alle neo mamme: «L’impressione è che ne risentano di più nella fase post partum» rileva Pelizza, «perché viene un po’ meno per le difficoltà dei contatti il rapporto stretto e quindi il supporto. Proprio per questo abbiamo organizzato degli incontri dedicate alle neo mamme con il programma “Mamma Orsa”, trasmettendoli online. Hanno grande seguito, segno che le donne cercano questo supporto e noi vogliamo continuare a garantirlo».

La chiusura del Punto nascite l’anno scorso rimane una ferita aperta: «Se ne parla ancora fra di noi» conferma l’ostetrica, «la chiusura è stata un po’ uno choc, un momento molto triste. Siamo state trasferite nel Punto di primo soccorso ma non era per niente la stessa cosa, ci mancava il rapporto con le mamme. Questo lavoro ci dà il grande privilegio di condividere il momento più intenso e speciale nella vita di una donna e di una coppia, ed è impagabile». —



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