Valvole che crescono con il corpo, così sono guariti cinque bimbi

A Padova i primi impianti di tessuti "trattati" su piccoli pazienti con malattie cardiache congenite
PD 28 ottobre 2004 G.M...Interviste in ospedale. ..(CARRAI) Interviste in ospedale - Carrai
PD 28 ottobre 2004 G.M...Interviste in ospedale. ..(CARRAI) Interviste in ospedale - Carrai



PADOVA. Arriva a Padova la valvola cardiaca che cresce insieme ai bambini. Finora ne sono già state impiantate cinque e tutti i piccoli pazienti stanno bene. Si tratta di valvole di cuore umano che, dopo un trattamento in laboratorio per cancellare le informazioni genetiche del donatore, vengono ripopolate con cellule staminali. Grazie a questa tecnica innovativa, chiamata decellularizzazione, le valvole cardiache durano nel tempo, si adattano al corpo e diminuisce il rischio di rigetto. Così i piccoli pazienti non avranno più bisogno di sottoporsi a interventi chirurgici di sostituzione valvolare nel corso della loro vita.


L'unità di Cardiochirurgia pediatrica dell'Azienda Ospedaliera di Padova è entrata a far parte del progetto Espoir, finanziato dall'Unione Europea con 5 milioni di euro. Partecipano a Espoir anche altri sette centri leader in Europa nel campo della cardiochirurgia presenti in Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Francia, Germania e Moldavia. L'unità operativa padovana, diretta dal professor Giovanni Stellin, si spartisce assieme all'Università una fetta del finanziamento pari a 500 mila euro.

Il progetto Espoir è coordinato dal Centro cardiochirurgico di Hannover, dove sono state impiantate oltre cento valvole cardiache di questo tipo, con ottimi risultati. «Lo studio è un esempio di traslazione dalla ricerca alla clinica», dichiara Claudio Dario, direttore generale dell'Azienda Ospedaliera. «Le valvole donate sono reperite grazie alla preziosa collaborazione della Banca dei tessuti di Treviso».


Un bambino su cento nasce con una cardiopatia congenita e la patologia è in continuo aumento. «Le protesi valvolari che comunemente vengono impiantate nei bambini si deteriorano già dopo due anni», spiega il professor Stellin, «e non crescono assieme al paziente. Quindi i più giovani sono costretti a sottoporsi a continui interventi per la sostituzione. La nuova valvola ha invece la capacità di adattarsi al paziente. In laboratorio vengono utilizzati specifici detergenti ed enzimi per neutralizzare il Dna del donatore della valvola. La protesi, una volta impiantata nel corpo del ricevente, attrae le cellule staminali che si attaccano alle pareti. Così la valvola si ripopola e cresce con il bambino. I risultati sono eccezionali». A Padova la prima valvola cardiaca decellularizzata è stata impiantata a giugno. Fino a questo momento il team del professor Stellin ha operato cinque piccoli pazienti italiani, in età pediatrica o evolutiva. In tutti i casi i controlli periodici hanno dato esiti positivi. Entro un anno e mezzo saranno operati altri venti bambini, ora in lista d'attesa. La Banca dei tessuti di Treviso ha il compito di individuare i potenziali donatori.

«La valvola viene prelevata dal cadavere e inviata entro 24 ore al Centro di Hannover per subire il processo di trasformazione», specificano Vladimiro Vida e Massimo Padalino, cardiochirurghi padovani, «la valvola ci mette tre settimane per essere decellularizzata, poi viene rispedita a noi. A quel punto abbiamo una finestra di due settimane per trapiantarla». Gli esperti europei che partecipano ad Espoir si confronteranno sui risultati a marzo, a Venezia, in occasione del convegno internazionale di cardiochirurgia. L'incontro sancisce l'inizio di un altro progetto europeo per l'impianto di valvole aortiche decellularizzate al quale parteciperanno, oltre a Padova, altri cinque centri.
 

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