«Via il burqa, e le donne nude?»
PADOVA. È polemica contro l’iniziativa dell’assessore Marina Buffoni che, durante una ricognizione delle sale di Casa Leonardo in via dei Colli ha fatto rimuovere un manifesto che raffigurava una donna completamente coperta da un burqa. A scatenare la disputa, in rete, le parole dell’assessore che ha definito «inaccettabile che un’associazione esponga immagini con un contenuto equivoco, in spregio dei principi di vera integrazione, soprattutto per quanto riguarda la condizione femminile» poiché «il burqa è un simbolo di asservimento e di sottomissione della donna».
Di più: su questa iniziativa, la consigliera Elisabetta Beggio ha annuncioato l’intenzione di presentare in Consiglio una mozione perché sia vietata, nelle sale pubbliche, «l’esposizione di simboli o di immagini che offendono la donna, la sua libertà, la sua indipendenza, il suo corpo».
Ma la rete insorge, di fronte a quello che, nei fatti, viene considerato un giudizio parziale, laddove la mercificazione del corpo femminile all’occidentale - e quindi il suo asservimento - viene comunemente tollerata se non addirittura esaltata. Ecco solo alcuni dei commenti tra i molti uguali per sostanza: «Quindi l’assessora farà rimuovere anche i manifesti con forme femminili in bella vista?» domanda Luisa appresa la notizia. «A rigor di logica dovremo interrompere i tre quarti delle trasmissioni televisive dato che le donne sono esclusivamente usate come soprammobili. Fate ridere» commenta Paola. «Chissà se l’elenco comprende anche pubblicità di liquori, biancheria intima o magari suore cristiane col burka senza velo» aggiunge Ivano.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova