Via Trieste nel degrado chiusi altri sette negozi

STAZIONE. «Via Trieste sta morendo: troppe chiusure, nessun investimento, e intanto sono tornati gli spacciatori». Il grido di dolore arriva dai pochi commercianti che resistono, dopo sette chiusure in meno di due anni e una sola nuova apertura. La prima pesante serranda abbassata è stata quella del British Institute, che ha traslocato, banchi e lavagne, al Net di San Lazzaro, causa combinata spaccio e degrado che tanto spaventa il commercio. Gli sono andati dietro una pizzeria, il ristorante Gran Teatro (che ha fatto a tempo ad evolvere in una sala giochi e non resistere nemmeno un anno); hanno sollevato le tende l’Avis e l’Admo ed hanno chiuso il bazar di Agadir (questo, per la verità, è stato accolto con un sospiro di sollievo dai “colleghi”) e il negozio di arredo «Natura e arredo biologico».
In forse la riapertura del ristorantino tunisino dopo il restauro della palazzina. Ad aprire, invece, Al Sepai, siriano, da 5 mesi ha lanciato la sfida del suo kebab. Mentre la banca Barclays ha deciso, da fine febbraio, di chiudere lo sportello bancomat: restano attivi i servizi interni, ma ha chiuso il bancomat perché era diventato rifugio per clochard e sbandati. Resistono un phon center, la macelleria araba Halal; il famoso palazzo Vittoria riservato ai professionisti; l’agopuntura cinese; Antonino con il suo negozietto che ripara le biciclette a costi onesti; il panificio Mazzucato, la lavanderia Cofone e il tabacchino. Infine Benesso scooter service e un negozio sportivo. Il resto sono una lunga sfilza di vetrine oscurate dai cartelli «vendesi» e «affittasi».
Il resto lo fanno i palazzi fatiscenti, dagli intonaci a brandelli. Unica consolazione, da una settimana a questa parte, la ronda a piedi di tre agenti della polizia municipale: iniziativa sottolineata da tutti i commercianti e decisamente apprezzata. Tanto più che gli agenti passano anche due volte al giorno e, con la scarsa illuminazione che caratterizza via Trieste, è «una boccata d’ossigeno». «Qui siamo zona centrale solo quando si pagano le tasse», scandisce Leonardo, titolare del tabacchi, «mentre illuminazione e condizioni dei palazzi sono da periferia. Almeno il Comune potrebbe sistemare il suo palazzo, che ospitava Avis ed Admo». E «i proprietari potrebbero abbassare i contratti di affitto», aggiunge Fiorenza Cofone.
Elvira Scigliano
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