Vigodarzere esce dallo Sprar, quattro migranti a Vigonza

VIGODARZERE. Il Comune di Vigodarzere non fa più parte del progetto Sprar con Cadoneghe: al suo posto è subentrata Vigonza, disposta ad ospitare i quattro rifugiati che mancano per arrivare al totale di 25, che era il limite di accoglienza fissato dai due Comuni.
Manca, in verità, un atto formale, perché tutto si è limitato, per ora, a uno scambio di lettere tra il sindaco di Cadoneghe e il primo cittadino di Vigodarzere.
«Visto che Vigodarzere aveva inizialmente indicato due alloggi per dieci beneficiari» ha scritto il sindaco di Cadoneghe, Michele Schiavo, al collega di Vigodarzere, Adolfo Zordan lo scorso 10 novembre, «la cui disponibilità è stata poi ritirata dai proprietari (sei hanno trovato alloggio a Cadoneghe, ma ne mancano da sistemare quattro), vista la difficoltà a trovare una soluzione abitativa a Vigodarzere e l’interesse espresso da Vigonza di aderire allo Sprar, chiedo se intendete concorrere o recedere da questo progetto».
Lettera cui quattro giorni dopo Zordan – sindaco soltanto da giugno – ha risposto: «Alla mancata disponibilità dei proprietari e nell’impossibilità di sopperire come Comune, anche in ragione di situazioni di emergenza abitativa che necessitano di soluzione, mi vedo costretto a preannunciare il recesso».
Vigodarzere riuscirà a limitare il numero di migranti nel proprio territorio? Forse no.
Aderendo allo Sprar sono i Comuni a fissare i limiti di accoglienza. Diversamente, si è soggetti agli accordi che le Prefetture stipulano con i proprietari di immobili, saltando completamente i Comuni, senza fissare un tetto al numero di richiedenti asilo, se non quello dettato dall’abitabilità delle case prese in affitto tramite le cooperative. Inoltre lo Sprar, a differenza degli accordi privati, ha carattere temporaneo: sei mesi, al massimo un anno.
E Vigodarzere, proprio in virtù degli accordi di tipo privatistico, si trova nel territorio e fuori dal suo controllo, una quarantina di migranti: 16 nella villa del fornaio a Terraglione, una ventina, più o meno, all’agriturismo di Tavo.
Proprio per protestare contro le decisioni imposte dalla Prefettura che scavalcano i sindaci, il predecessore di Zordan, Francesco Vezzaro, aveva protestato minacciando le dimissioni. (cri.s.)
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