Vola dalla finestra e muore dopo la lite: è giallo

Muore profugo del Burkina Faso, in ospedale il coinquilino afgano. Il fatto è avvenuto in un appartamento delle Poste in via Luxardo a Torre
MORTE DOPO UN LITIGIO. Da sinistra, il palazzo delle Poste in via Luxardo a Torre dove si è verificata la tragedia; il balcone da cui è scivolato e sullo sfondo uno degli stranieri con la testa bendata dopo il litigio sfociato in rissa fra i tre profughi accolti a Torre
MORTE DOPO UN LITIGIO. Da sinistra, il palazzo delle Poste in via Luxardo a Torre dove si è verificata la tragedia; il balcone da cui è scivolato e sullo sfondo uno degli stranieri con la testa bendata dopo il litigio sfociato in rissa fra i tre profughi accolti a Torre
TORRE. La morte dopo un litigio. La morte nel posto teoricamente più sicuro al mondo, una comunità di accoglienza, dopo essere fuggito dalla guerra. E' stato crudele il destino con Francois Tignegre, 33 anni, profugo del Burkina Faso, arrivato in città a maggio e ospite in un appartamento di proprietà del Comune di Padova in via Luxardo 18, inserito in un edificio delle Poste a Torre. Francois Tignegre è precipitato dal quarto piano, mentre, in piedi sul balcone, cercava di mettersi in salvo da uno dei coinquilini - Nabi Gul, afgano di 28 anni, rimasto ferito al volto - con cui aveva poco prima litigato. A dividere i due ci aveva provato Salfun Rehman, pachistano di 36 anni, anch'egli seguito dalla cooperativa Sestante. Francois Tignegre, Nabi Gul e Salfun Rehman, infatti, sono tre profughi presi in carico dalla cooperativa Sestante che collabora con il Comune per la realizzazione del Progetto Rondine, un piano «di protezione per richiedenti asilo e rifugiati finanziato con il fondo nazionale per le politiche e i servizi di asilo - come si legge sul sito padovanet - al quale il Comune di Padova aderisce dal 2006». Progetto che fa capo al dirigente del Comune Antonella Ferrandino e alla sua superiore, il capo di gabinetto del Comune di Padova, nonché sindaco di Loreggia, Maria Grazia Peron. Ieri pomeriggio, mentre la polizia cercava di dipanare la matassa per venire a capo della tragedia, né i responsabili della cooperativa, né i dirigenti del Comune, pur informati dell'episodio, non hanno voluto dire nulla, nemmeno il nome dei tre ospiti dell'alloggio pubblico, mentre all'esterno dell'edificio di via Luxardo montava la rabbia dei residenti, stufi di un'integrazione resa impossibile - a loro dire - proprio dai prolungati silenzi dell'amministrazione nei loro confronti, silenzi che generano incomprensione.


Tornando alla tragedia, testimoni oculari hanno raccontato agli agenti di polizia di aver visto il giovane in piedi fuori dalla finestra, gambe divaricate, con le mani attaccate alla tapparella. Poi, il tentativo di scendere nell'altra finestra e la caduta che non gli ha dato scampo. Il giovane è caduto vicino alla rampa dei garage ed è morto sul colpo. Sul posto, oltre al capo della Mobile il vicequestore aggiunto Marco Calì anche il medico legale della polizia il dottor Massimo Puglisi. A dare una mano agli agenti anche i carabinieri della Compagnia di Padova. Fino a tarda sera in questura, gli investigatori hanno cercato di dare un senso a questa tragedia. Ma si sono scontrati con alcune difficoltà, prime fra tutte quella della lingua. Da quanto si è appreso il giovane del Burkina Faso e l'afgano hanno cominciato a litigare. Oggetto del contendere forse una scatola, di proprietà del giovane asiatico che l'africano si è portato in camera sua. Quando Nabi Gul è entrato nella stanza del coinquilino sarebbe stato sopraffatto fisicamente del coinquilino che, con un coltello in mano (da cucina) l'ha colpito in più parti del corpo senza ledere organi vitali. I due, poi, sarebbero stati separati dal cittadino pachistano. E' a questo punto della vicenda che il racconto del pachistano si fa più confuso. Il giovane del Burkina Faso, infatti, si sarebbe trovato spalle alla finestra, con Nabi Gul armato del coltello che lui stesso poco prima aveva in mano. Quindi, molto probabilmente, sentendosi in trappola, il ventitreenne africano è salito sul balcone per cercare di mettersi in salvo. Pochi istanti dopo è precipitato al suolo morendo all'istante.


E' stato lo stesso pachistano a chiamare il 112, mentre una ragazza italiana che passava per la strada e ha visto la tragedia, ha chiamato la polizia che ha inviato sul posto un equipaggio del Commissariato Stanga. Finora non è stato adottato alcun provvedimento nei confronti dei due profughi.
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