«Zaia, devi mangiare veneto e non cinese»
I ristoratori infuriati per la concorrenza sleale e lo spot di Capodanno

A sinistra Zaia con la moglie e Marco-Hu in maggio 2010; al centro le rose dell’imprenditore cinese al neo-eletto governatore; a destra Zaia e Galan si ingozzano pubblicamente di pollo contro il panico da aviaria (2006). In basso sempre il presidente della Regione, la sera di Capodanno, con figlio di Marco-Hu.
PADOVA.
Il presidente della Regione Luca Zaia, consorte-munito, la sera del 1º gennaio va a cena al Wok-sushi di Preganziol, gemello del ristorante di Cadoneghe e sempre dell'imprenditore cinese Hu Lishuang «Marco» che abita a Borgoricco. La cosa è riportata dal
mattino
, i trattori padovani (nel senso di gestori di trattorie) fanno il quarantotto e ieri lo spinosissimo caso si è bollito l'Italia intera, come se di questi tempi altro non ci fosse da mettere sotto i denti.
Il signor Hu non è uno qualsiasi: apre ristoranti con capienza da 300 a 800 posti un giorno sì e uno anche, in giro per il Veneto (a breve saranno 4); in virtù del talento ad accomodarsi sul carro del vincitore si è fatto in quattro per appoggiare Zaia durante la campagna elettorale, tanto da essere frenato nella sua, un tantino imbarazzante per il popolo leghista, generosità orientale; ha una travolgente vocazione per il marketing. Risultato, la cena col governatore non ha avuto propriamente i crismi della clandestinità. Foto e articolo sul
mattino
, e ristoratori padovani imbufaliti: ma dal cinese doveva andare e farsi pure fotografare? Noialtri chi che semo? E imbufaliti al quadrato perché sempre sul
mattino
era stato rilevato il fenomeno dei più di mille padovani, famiglie al completo, che il pranzo di Natale l'hanno fatto al Wok-sushi di Cadoneghe: 10 euro e 50 a testa, mangiando senza limiti e niente male, per giunta.
Risultato, ieri lettera di 8 titolari di trattorie del padovano (qui sotto riportata) e pure l'Appe a rincarare la dose, q.b. e anche di più: «Il messaggio al pubblico del governatore è fin troppo chiaro: preferisce i ristoranti orientali, mentre quelli veneti o padovani che cercano di proporre la cucina tradizionale veneta, sia nelle ricette sia negli ingredienti, vengono snobbati». E ancora, l'associazione di categoria presieduta da Erminio Alajmo, (l'uomo che si è «inventato» Le Calandre), passa ad una spruzzata di vittimismo in salsa di soia: «Anche l'Appe si sente vittima nel senso che quando si tratta di svolgere serate a tema, per lanciare i prodotti locali - vedi oca, radicchio, pollo, erbette, vini - gli spazi riservati dalla stampa sono sempre limitati mentre il passaggio del presidente regionale nel ristorante cinese viene trattato con enfasi quasi a dire: padovani, veneti, imparate dai cinesi. La qual cosa è inaccettabile». E via.
Tirato per gli involtini, Luca Zaia ieri è stato interpellato da mezza stampa nazionale (forse anche da quella cinese, ma pare che la segretaria abbia pensato a uno scherzo telefonico e sbattuto giù la cornetta) e ha pure partecipato a Caterpillar su Radio2, sull'argomento. Rastrellando in collegamento svariati inviti da ristoranti padovani ad andare a spanciarsi di musetto da loro, con i fotografi al seguito, però.
Quanto agli attacchi, Zaia ha chiarito via comunicato che del suo tempo privato fa ciò che vuole, nuvole di drago comprese; che il primo dell'anno il ristorante Wok-sushi era aperto («è comprensibile, il primo gennaio non sono pochi i ristoranti che decidono per la chiusura», beccatevi questo); che il signor Marco-Hu usa prodotti delle nostre campagne e dei nostri mercati e dà lavoro a ben 68 persone; che il succitato Hu si era organizzato chiamando giornalista e fotografo «e mi fa piacere constatare come la sua vocazione al marketing negli anni non sia cambiata»; e rivendicando il suo titolo di «ministro della tolleranza zero» per le bastonature «ai prodotti etnici arrivati in Italia per minacciare la salute dei consumatori».
Argomenti:commercio
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