“Zairo”, la banda ha patteggiato

La banda dell’operazione “Zairo” ha chiuso il conto con la giustizia davanti al Gup Domenica Gambardella. L’indagine trattava droga da vendere nelle piazze, nelle vicinanze delle aule studio. Sono questi gli elementi che hanno contraddistinto l'operazione denominata “Zairo”, perché nata da una intensa attività di osservazione in Prato della Valle, nelle vicinanze del noto ristorante. Gli investigatori della Squadra Mobile di Marco Calì sono riusciti nell’ottobre scorso ad arrestare nove persone, otto stranieri e un italiano: Claudio Boscolo, 53 anni, il corriere a libro paga dell'organizzazione. In totale sono stati sequestrati 30 chili di hashish e 50 grammi di cocaina. Ecco le pene stabilite dal giudice: Abdelaziz Rajjaz, 3 anni e 4 mesi, Tarq Okacha, 2 anni e 4 mesi, Kamal Fariss, 4 anni e 4 mesi, Rachid Dahani, 3 anni, Youness Bouchra, 1 anno, Claudio Boscolo, 3 anni, Tarik Sahmi, 2 anni e 4 mesi, Marquen Rhimni, 2 anni e 2 mesi, Rachid Abouelkassim, andrà a giudizio davanti al giudice monocratico. Il gruppo era in grado di spacciare anche un chilo di stupefacente al giorno, prediligendo Prato della Valle con i suoi ampi parcheggi molto frequentati la galleria Tito Livio al cui interno vi sono le aule studio universitarie. Uno degli indagati era solito sostare per ore ai tavolini dei bar per incontrare giovani studenti a cui cedere la droga. La loro presenza in Prato della Valle, il fatto che stazionassero spesso nelle vicinanze dell'Isola Memmia, ha convinto gli agenti della Mobile a eseguire una serie di appostamenti fingendosi clienti del ristorante Zairo. Uno a uno sono emersi così i nomi dei componenti del sodalizio. Alcuni membri del gruppo avevano manomesso le targhe di due vetture rendendole mobili per nascondervi dietro la droga. La polizia ha scoperto il nascondiglio dopo aver bloccato fuori dal casello autostradale due auto provenienti da Milano dove gli indagati avevano acquistato chili di hashish.
L’indagine, coordinata dal pm Sergio Dini, non è stata facile per la polizia, anche perché gli indagati cambiavano spesso le scheda dei telefoni, utilizzando le cabine pubbliche nella speranza di poter parlare senza essere intercettati. Ognuno dei nordafricani coinvolti aveva un ruolo preciso. L'indagine era iniziata lo scorso aprile: una decina gli studenti tra i 18 e i 22 anni, identificati dopo l'acquisto di dosi.
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