Zona rossa, il vescovo Cipolla frena le polemiche: «Importante la convivenza civile»
Il presule interviene sul provvedimento che ha colpito l’Arcella: «Non so dire se evidenzia i problemi del rione oppure li risolve»

Si dice che il saggio parli solo se interpellato, e che mai lo faccia di ciò che ignora. Tra le polemiche che infiammano la politica padovana, tra chi difende e chi contesta la nuova zona rossa all’Arcella, una voce autorevole è rimasta finora in silenzio. Lontana dai riflettori.
Il vescovo Claudio Cipolla lo scorso febbraio aveva già espresso perplessità verso l’ordinanza prefettizia, esortando le istituzioni a «essere attente a chi è in difficoltà, e di chi va aiutato».
Il 2 giugno, a margine delle celebrazioni per la Festa della Repubblica, non si è sottratto alle domande dei cronisti: cosa pensa della misura di sicurezza applicata al rione nord della città? «L’Arcella è un quartiere con tanti stranieri, ma anche molti preti e fedeli», ha osservato don Cipolla.
Parole che più che un giudizio sulla religiosità degli arcellani, evidenziano il ruolo della Chiesa nel tessuto sociale del quartiere a nord della stazione. Dalle parrocchie ai doposcuola, dalle attività sportive agli oratori estivi, è in questi spazi che la Diocesi svolge un’opera quotidiana di integrazione. In un rione dove vivono comunità diverse, ma dove non mancano reti di prossimità.
Poi entra nel merito: «È anche importante ricordare che l’Arcella è un’officina di sperimentazione sociale, aperta verso il futuro», ha spiegato. E ha aggiunto: «Non so quindi dire se questa sottolineatura (la zona rossa, ndr) sarà un modo per evidenziare i problemi del quartiere, oppure se sarà un faro per accompagnarli alle risoluzioni».
Non si sbilancia, ma prende posizione. Se c’è scetticismo nei confronti dell’etichetta, non manca fiducia nei percorsi di convivenza. La sua risposta si chiude con un auspicio: «Penso che il governo abbia la possibilità di sperimentare tante strade diverse alla ricerca del modo migliore per mantenere la convivenza civile». Un invito al confronto, più che alla contrapposizione.
Parole che, inevitabilmente, hanno suscitato reazioni immediate. «Il vescovo ci aiuta a fare chiarezza», ha commentato il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari. «I provvedimenti per garantire sicurezza e sviluppo all’Arcella non dovrebbero essere bersaglio di polemiche strumentali. Hanno piuttosto un obiettivo che può unire tutti, ossia promuovere la convivenza pacifica». Poi affonda: «Spero che i seminatori d’odio della sinistra lo capiscano».
Il riferimento è implicito, ma diretto. Il bersaglio politico resta il sindaco Sergio Giordani, da sempre contrario alle zone rosse. Prima in stazione, poi all’Arcella.
«Un provvedimento imposto dall’alto alla città, frutto della propaganda del governo e utile solo ad accontentare qualche esponente leghista di Roma», lo aveva definito. Critiche condivise anche da diversi consiglieri comunali e regionali, che nelle ultime settimane si sono mobilitati con iniziative pubbliche.
Ora però il tono cambia. L’intervento del vescovo – volente o nolente – smorza il linguaggio del conflitto e riporta l’attenzione al tema della coesione. Le sue parole non cancellano il dissenso, ma lo ricompongono dentro una prospettiva più ampia, in cui sicurezza e inclusione non sono opposti da scegliere, ma obiettivi da tenere insieme.
Intanto la zona rossa resta. Almeno fino a settembre, termine fissato nell’ordinanza firmata dal prefetto Giuseppe Forlenza. Fino ad allora, i controlli straordinari coinvolgeranno polizia, carabinieri, finanza e municipale, con interventi periodici nelle aree ritenute critiche dalle 13 all’una di notte.
Alla fine del trimestre si tireranno le somme. E Forlenza potrà decidere se prorogare la misura, estenderla ad altri quartieri, o lasciarla decadere. Resta il nodo politico. Se la zona rossa produrrà risultati tangibili, lo scontro potrebbe rientrare. Ma se si rivelerà uno strumento simbolico, privo di effetti concreti, il rischio è che cresca ancora il solco tra istituzioni, cittadini e territorio.
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