Zonin, Zigliotto e Macola: al via le revocatorie Bpvi

VICENZA. Erano state annunciate in Commissione parlamentare d’inchiesta, erano state invocate dai risparmiatori, e ora sono infine scattate. Si tratta delle azioni revocatorie promosse dai commissari liquidatori della Banca Popolare di Vicenza nei confronti degli ex vertici dell’istituto. Obiettivo dell’operazione è quello di recuperare i beni nascosti dagli amministratori (attraverso cessioni a mogli e figli) e di renderli nuovamente disponibili ai creditori. A cominciare dalla banca stessa che, con l’azione di responsabilità davanti al tribunale delle imprese, contesta un danno da 2 miliardi di euro. L’offensiva delle revocatorie è scattata con il deposito di quattro richieste la scorsa settimana al Palazzo di Giustizia di Vicenza nei confronti dell’ex presidente di Bpvi Gianni Zonin, dell’ex consigliere del Cda nonché ex presidente di Confindustria Giuseppe Zigliotto e dell’ex consigliera padovana Maria Carla Macola. E verso i primi due, venerdì scorso, sono stati avviati anche i sequestri conservativi firmati dal gup Roberto Venditti su richiesta della Procura berica, in relazione al pagamento delle spese di giustizia.

Le quote di Zonin. I commissari liquidatori hanno anzitutto chiesto la revoca dei due atti con i quali Zonin ha ceduto ai figli Domenico, Francesco e Michele la piena proprietà del 26,9% e i diritti di usufrutto sul 23% del capitale della “Gianni Zonin Vineyards sas di Giovanni Zonin&C” e il 38,5% della “Zonin Giovanni Sas”, holding dell’impero vitivinicolo del banchiere. Non si tratta dell’unico trasferimento di beni attribuito all’imprenditore. Il tribunale di Vicenza ha rilevato come tra il 2015 e il 2016 il patrimonio immobiliare e mobiliare di Zonin sia «stato sottoposto a un’intensa attività di trasferimento in favore dei membri della famiglia», come si legge nel decreto di sequestro di venerdì scorso del gup Venditti. La quasi totalità del patrimonio immobiliare, costituito da case e relative pertinenze, è stata donata a un figlio e alla moglie rispettivamente il 15 gennaio 2016 e il 13 maggio dello stesso anno. Come per gli immobili, anche per le quote societarie c’è stato un giro in famiglia. Tra le dismissioni, i pm hanno segnalato la cessione del 2% della società Tenuta Rocca di Montemassi srl alla moglie che era già titolare del restante 98%. «Tali azioni non introducono elementi di particolare novità all’interno del quadro giudiziario, in quanto già rappresentate e annunciate in passato», rilevano i difensori di Zonin, gli avvocati Enrico Ambrosetti e Nerio Diodà, «Tali passaggi di quote non hanno pregiudicato o alterato in alcun modo la posizione creditoria della Banca nei confronti di Gianni Zonin». I difensori confermano la massima fiducia nel lavoro della magistratura e la disponibilità dell’assistito a chiarire la propria posizione e a fornire una ricostruzione accurata dei fatti accaduti.
L’edificio di Zigliotto. L’azione revocatoria riguarda il conferimento di un immobile in un fondo patrimoniale il 27 ottobre 2016. Anche nel suo caso la Procura di Vicenza, con riferimento ai sequestri della scorsa settimana, aveva individuato una movimentazione più ampia. L’ex consigliere del Cda risulta particolarmente prodigo nel corso del 2016: cede infatti l’intero asset immobiliare formato da una villa e da terreni a Longare. E quell’anno, regala alcuni beni anche all’ex moglie: un’abitazione e un magazzino a Ravenna. L’ex consigliere aveva spostato inoltre i soldi dal conto corrente: 1,3 milioni sarebbero stati portati secondo gli investigatori nel Canton Ticino.
Macola e la società turistica. L’ex consigliere del Cda non è indagata per il tracollo dell’istituto, mentre è destinataria dell’azione di responsabilità promossa lo scorso aprile dai liquidatori. Due le azioni revocatorie relative ai conferimenti delle quote nella società Turistica Partecipazioni, nella società Agricola Partecipazioni e nella Società agricola Bonsembiante di Maria Carla Macola & C. Secondo i legali della Bpvi, l’ex consigliere avrebbe fatto cessioni importanti, ridisegnando il patrimonio di famiglia.
È solo l’inizio. Zonin, Zigliotto e Macola non sono i soli che si sarebbero resi responsabili di cessioni “sospette”. Per questo le revocatorie scattate nelle scorse ore sono solo l’inizio: altre, oltre una decina nei confronti di ex esponenti dell’istituto, sono in dirittura d’arrivo. I commissari liquidatori Fabrizio Viola, Giustino Di Cecco e Claudio Ferrario puntano così a ricostituire l'integrità del patrimonio degli ex vertici, così da permettere alla liquidazione, in caso di vittoria nelle azioni di responsabilità e risarcitorie, di veder soddisfatte almeno in parte le proprie pretese. I danni chiesti ammontano a 2 miliardi.
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