Alice B, dalle strade di Padova al palco di Mengoni: «Tanto lavoro, ma che soddisfazione»

Trentaduenne, è la vocalist di alcune star italiane del momento: «X Factor non è rose e fiori, avrei voluto che mio padre vedesse cosa faccio»

Rocco Currado
Alice B con Marco Mengoni sul palco di una delle date del tour
Alice B con Marco Mengoni sul palco di una delle date del tour

Dalla strada al palco (e che palco). Non è solo il titolo di un programma Rai in onda proprio in questi giorni, ma pure il percorso felice di Alice B. Trentadue anni, di origini brasiliane ma padovana d’adozione. Qui ha mosso i primi passi: una cassa Bluetooth in piazza Cavour o ai Giardini dell’Arena e un po’ di buona volontà. Ora si gode il panorama mozzafiato degli stadi zeppi di fan, dal palco. La intercettiamo tra un viaggio e l’altro su e giù per l’Italia.

Dopo Ultimo e Irama, è tra le vocalist di Mengoni.

«Marco è un artista con cui è davvero piacevole lavorare, nel tour c’è un’energia molto bella. È uno show diverso dai precedenti che ho fatto, quasi teatrale, il coro risalta molto».

Qual è il momento del concerto che preferisce?

«Nell’intro del brano “Tutti hanno paura” faccio un vocalizzo che ricordo un urlo. Sugli schermi si vedono macerie, prima una voce narrante dice: “Come possiamo lamentarci se non facciamo nulla per cambiare le cose? ” . Ecco, in quel momento la mia voce risuona nello stadio, è emotivamente molto forte».

Come l’hanno accolta i fan dell’artista?

«Per i cori sono la new entry di quest’anno, stanno iniziando a conoscermi. Il pubblico di Marco è una community molto fedele, alcuni mi hanno scritto: “Benvenuta in famiglia” (ride, ndr)».

Continua a lavorare pure con Irama.

«Stiamo facendo i festival estivi. Con lui sento che stiamo consolidando un rapporto che dura da oltre un anno».

Quando è entrato il canto nella sua vita?

«Avevo 11 anni. Ho preso molte lezioni e mi sono diplomata in un’accademia a Milano, poi ho cercato di lavorare in questo settore, dai locali ai matrimoni».

Qualche anno fa cantava per le strade di Padova.

«Era il periodo del Covid, non si poteva suonare da nessuna parte, mi mancava il contatto reale con le persone. Mi sono messa in centro ed è stato bellissimo, la gente era disabituata».

X Factor 2023.

«Una vetrina importante, ma non è tutto rose e fiori. La visibilità ti espone ai giudizi di tante persone, ne avevo sottovalutato la portata. Però, è stato lì che mi sono fatta notare dagli artisti».

A maggio 2024 è arrivata la prima chiamata importante.

«Sono sempre incredula quando mi chiamano. Era Irama per l’Arena di Verona, un evento enorme per essere la mia prima volta. Dovevo fare solo quella data, sono rimasta per il tour estivo e invernale».

Poi c’è stato Ultimo negli stadi.

«Prima volta all’Arena, seconda negli stadi: un inizio col botto! » .

Nel giro di un anno le è cambiata la vita.

«Me le godo perché so dare alle cose il valore che hanno. Rimango coi piedi per terra: so che tutte le esperienze che faccio non piovono dal cielo, ma sono il frutto di anni di lavoro».

Questa sera tornerà all’Euganeo, c’è uno stadio che preferisce?

«Quest’anno ho cantato per la prima volta a San Siro, è incredibile per come è costruito. A Padova è bello perché è casa, c’è la mia famiglia».

Tremano un po’ le gambe prima di salire sul palco?

«Solo alla prima data del tour a Lignano avevo proprio un nodo in gola. L’emozione c’è sempre, ma ora non vedo l’ora di entrare e fare lo show».

Chi è stato il primo a credere in lei?

«I miei genitori. Questo lavoro non dà sempre sicurezze e sapere che qualcuno ti supporta è davvero importante. Non solo a livello economico. Comunque mi sono sempre fatta il mazzo».

Suo padre se n’è andato prima di X Factor.

«Troppo presto. Ha visto che ho sempre rincorso questo lavoro, avrei voluto vedesse dove sono arrivata finora».

Sogna ancora di fare la solista?

«La speranza è l’ultima a morire».

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