Biennale, il Vaticano a San Giorgio con dieci cappelle

A pochi giorni dalla vernice, ecco il più atteso tra i padiglioni. Un’isola e un bosco per un percorso di fede senza precedenti

VENEZIA. Sono già tutte lì, nel “bosco” della Fondazione Cini sull’isola di San Giorgio, le dieci cappelle - più una - che costituiranno il primo Padiglione del Vaticano alla Biennale Architettura, che sarà inaugurato giovedì prossimo dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura della Santa Sede, il “ministro della Cultura” di Papa Francesco, che si è sperato per un momento potesse anche venire in laguna a inaugurarle.



«Le cappelle» spiega l’architetto Renata Codello, direttore Affari Istituzionali della Cini, che sta seguendo il progetto per la Fondazione «faranno di questa parte dell’isola, normalmente chiusa al pubblico e nata da un “imbonimento” di terreno, un luogo di meditazione che offriamo ai visitatori ma anche ai veneziani, che speriamo arrivino numerosi. Alcune di queste cappelle potrebbero restare qui anche dopo la fine della Biennale, perché sono già pienamente integrate con l’ambiente. Strutture leggere, in alcuni casi semplicemente appoggiate al suolo, in parte assemblate altrove e poi montate sull’isola». Seguendo il progetto dello storico veneziano dell’architettura Francesco Dal Co (già direttore della stessa Biennale) che ha curato il padiglione “diffuso”, in base alla partnership tra la Fondazione Cini, la Fondazione di Venezia e il Pontificio Consiglio della Cultura. Le dieci cappelle nel bosco sono state ideate sul modello della Skogskapellet dell’architetto svedese Gunnar Asplund (Enskede, Stoccolma, 1919-1920). Un piccolo edificio in legno con pareti bianche e tegole del tetto nero di trucioli di legno, nato per le inumazioni.

È un lavoro di piccole dimensioni e umile nei suoi obiettivi, con una perfetta integrazione nel paesaggio. Un luogo di incontro e di meditazione in quel bosco, che ha una valenza di labirinto e che sarà ricreato e in qualche modo anche alla Cini, attraverso gli interventi degli architetti selezionati, ma anche attraverso l’allestimento a San Giorgio nell’area verde di un nuovo Asplund Pavilion - progettato da Francesco Magnani e Traudy Pelzel - che esporrà i disegni e il plastico del progetto di “cappella nel bosco” di Asplund.

Le dieci cappelle, invece, sono state progettate dall’architetto italiano Francesco Cellini, dal cileno Smiljan Radic, dalla brasiliana Carla Juaçaba, dal paraguayano Javier Corvalán, dall’australiano Sean Godsell, dagli spagnoli Eva Prats e Ricardo Flores, dal portoghese Eduardo Souto de Moura, dal britannico Norman Foster, dallo statunitense Andrew Berman e dal giapponese Terunobu Fujimori.

«Sono molto diverse l’una dall’altra» sottolinea l’architetto Codello. «Alcune sono “aperte”, in alcune sarà possibile entrare, in altre no. Ma l’insieme di esse, in questo “bosco”-labirinto, creerà una sorta di unicum tra verde, acqua, cielo, silenzio, natura».

La volontà del Vaticano sarebbe poi quella di mantenere in vita queste cappelle anche dopo la fine della Biennale Architettura il 25 novembre, facendole “viaggiare” in diverse parti del mondo - data anche la loro struttura leggera e smontabile - per diventare parte delle comunità colpite da terremoti lo scorso anno, diventando dunque architettura religiosa.

Ma alcune di esse potrebbero fermarsi anche più a lungo nella quiete del “bosco” di San Giorgio, in parte restituito anche alla città.

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