Cattelan, anche fare pipì è un’arte

Visita all’“America”, il water d’oro esposto e fruibile al Guggenheim di New York
ZANETTI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - WATER D'ORO DI CATTELAN
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NEW YORK. Un bagno pubblico in più a New York viene sempre accolto con entusiasmo. Più di una nuova linea della metropolitana o di un altro spettacolo a Broadway. Sarà perché i primi sono significativamente meno numerosi dei secondi e se non tutti vanno in metro o a teatro, chiunque a un certo punto della giornata ha bisogno di un water. Anche per questo, forse, i visitatori del Guggenheim hanno reagito nel modo più naturale possibile davanti al wc d’oro di Maurizio Cattelan, collocato con lo status di opera d’arte nel celebre museo: mettendosi ordinatamente in coda e aspettando il loro turno. «Anche per due, tre ore nel finesettimana» spiega Alec, la giovane guida incaricata di presentare l’ultima provocazione dell’artista padovano. Motivo per cui, sebbene l’installazione raggiunga il suo momento più alto durante l’uso, è comunque meglio affrontare la curiosità con la vescica leggera. Tanto più che due passi più in là c’è un bagno gemello, ugualmente utile anche se meno prezioso.

Maurizio Cattelan
Maurizio Cattelan

IN CODA Non fosse per il cartello - «da qui l’attesa per “America” di Maurizio Cattelan è di circa un’ora» recita diligentemente all’inizio delle transenne che guidano la fila mentre Alec dispensa sorrisi e disponibilità -, sembrerebbe di fare la coda per una qualunque toilette. Del resto non tutti i visitatori arrivano per vedere l’opera dal nome altisonante, ma in molti alla fine decidono di fermarsi a dare un’occhiata: «Le persone si avvicinano incuriosite per chiedere informazioni, convinte di non aver capito bene, ma poi finiscono per stare al gioco» racconta la guida. In fila, l’americano tipo attende paziente di assecondare la curiosità della moglie: «Omioddio, due ore di attesa per andare alla toilette?» domanda ridendo alla bizzarria della situazione in cui si è cacciato, già pregustando il racconto che ne farà agli amici. Ed è questo lo scenario che si presenta in un giorno qualunque ai primi di ottobre al quinto piano di un museo particolarmente spoglio per l’allestimento della mostra della pittrice Agnes Martin: solo il giorno precedente l’“America”, che già in passato aveva avuto qualche problema di funzionalità, è stata completamente inaccessibile, per «pulizie ordinarie» assicurano gli addetti ai lavori.

ZANETTI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - WATER D'ORO DI CATTELAN
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TUTTO IN 5 MINUTI Dall’altro capo della fila, proprio a ridosso della toilette, una giovane guardasala sorveglia la preziosa porta: «Lasciate giù borse e giubbotti, si entra uno alla volta per non più di cinque minuti» recita come un mantra forse per la milionesima volta, favorendo l’accesso dell’ennesimo visitatore. «Mi raccomando, abbassate la tavoletta» aggiunge prima che la porta si chiuda davanti al suo sguardo vigile. Difficile che immaginasse questo quando si è iscritta al college, magari per studiare storia dell’arte in un’università dell’Ivy league.

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MANUTENZIONE Ed eccola qui l’“America” di Cattelan, il più comune dei wc Usa - più basso e chiatto dei nostri, per capirci - in tutta la sua tracotanza a 18 carati, particolarmente esuberante nell’angusto spazio della tipica restroom unisex accessibile a tutti (disabili compresi). Il faccia a faccia, se così si può dire, con l’opera d’arte - e l’utilizzo per cui è stata concepita - è ovviamente surreale, giusto un tantino dissacrante se si considera che, in fondo, si sta facendo pipì sull’America. Ma la minzione da sceicco strappa giusto un sorriso - che si spegne quando ci si accorge che il distributore delle salviette è vuoto -, nulla al pari della grassa quanto inconfessabile risata che probabilmente si sarà fatto Cattelan apprendendo delle code infinite per “visitare” la sua opera, mentre i critici vagheggiano sul senso profondo di un water d’oro che «strizza l’occhio agli eccessi dell’arte» e invita a riflettere su opportunità e disuguaglianze dell’“American dream”, arrivando a tirare in ballo nientemeno che le presunte doti di chiaroveggenza dell’artista in merito alla fulminante ascesa di Trump. Ma non c’è tempo per concedersi ulteriori riflessioni sul sublime trono: cinque minuti passano in fretta. La giovane museum attendant torna in azione: prima di lasciar entrare il visitatore successivo deve assicurarsi che l’opera non sia stata arricchita da alcun particolare imbarazzante. Quindi, per l’ennesima volta - senza smettere in sorriso di ordinanza - entra, ispeziona e sollecita il nuovo ingresso. Avanti il prossimo. Che nella fattispecie è il manutentore il cui servizio è richiesto più volte al giorno.

PROVOCAZIONE Impossibile stabilire se la tazza d’oro sia un colpo di genio o una simpatica furbata. Certo, se provocazione doveva essere, per farla davvero completa al posto della comune carta igienica avrebbero potuto mettere a disposizione quella con il volto dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Di questi tempi si trova quasi ovunque per pochi dollari.

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