Da Roncade a Casal di Principe, nuove idee di convivenza

Pensare, incontrare, agire sono le tre azioni declinate dal “collettivo” di architetti veneziani della TAMassociati che ha curato il Padiglione italiano, intitolato “Taking care” e che “si prende cura” delle esigenze dei cittadini presentando 20 progetti di studi di architettura italiani che incidono sull’ambiente costruito a vantaggio dei cittadini. Un padiglione un po’ didascalico nella forma - con grandi tabelloni riepilogativi, “fumetti” e fotografie, ma che guarda invece alla sostanza e al miglioramento della qualità della vita, nello spirito della Biennale di quest’anno voluta da Alejandro Aravena, proprio intorno alle emergenze sociali e abitative e alla riqualificazione delle periferie. Tra gli interventi presentati, c'è un museo a basso costo realizzato a Casal di Principe con una struttura di tubi innocenti rossi e rete da cantiere che ricopre una villa esistente. A Roncade, nel Trevigiano, il focus di uno dei progetti in mostra è sull’H-Farm H-Campus, centro di attività imprenditorialie e di formazione per l’innovazione, recuperando edifici rurali dismessi. Qui cultura a valori locali sono principi edificatori di un progetto dove oggi vivono e lavorano oltre 500 persone. A Torino è un simbolo di architettura collettiva il centro polifunzionale del Sermig all’interno dell’ottocentesco arsenale militare, recuperato in un’ottica di efficiente e parsimoniosa funzionalità. In Trentino, frutto di un concorso riservato a under35, è pronta la nuova casa sociale di Cles: punto di incontro per gli abitanti, pensata per far maturare l’identità della comunità. Ancora, in mostra l’esperienza a Reggio Emilia di recupero collettivo del Teatro Sociale di Gualtieri dove la cittadinanza è al lavoro per rendere fruibile questo spazio abbandonato dalla fine degli anni ’70. A Milano in uno dei quartieri più periferici (Gratosoglio) il Comune con i comitati di quartiere e un’associazione di skaters ha da poco inaugurato uno skatepark pubblico in cemento gettato.
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