Film Commission «Un’opportunità per il Veneto»

Motore di cultura e volano per l’economia Le reazioni dopo l’annuncio della Regione
«La prima cosa che mi viene da dire è: finalmente. Dai tempi di Galan supplichiamo, non per interessi personali, ma perché è dimostrato che è un generatore di denaro». Così Francesco Bonsembiante di Jole Film accoglie la nascita della Veneto Film Commission, approvata nella seduta del Consiglio regionale del 19 dicembre come Fondazione di partecipazione regionale aperta agli Enti locali, alle Camere di Commercio e ad altri organismi pubblici e privati del Veneto. «Un voto che mi riempie di grande soddisfazione» aveva commentato l’assessore alla Cultura, Cristiano Corazzari «perché è il risultato di un lungo lavoro che ha visto la Regione interloquire con i professionisti del settore e con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ringrazio».


La vicenda della Film Commission per il Veneto ha vissuto una forte accelerazione negli ultimi mesi. È il 25 agosto, vigilia della 74° Mostra del Cinema, quando l’assessore Corazzari annuncia che la Regione vuole puntare sul “sistema cinema” con il programma dei progetti filmici che verranno presentati al festival. Tra gli appuntamenti non è però prevista la presentazione di uno dei film veneti, finanziati dalla stessa Regione, che sarà un evento speciale nella selezione ufficiale alla Mostra, “L’ordine delle cose”, di Andrea Segre, prodotto da Jole Film. Il 29 agosto Bonsembiante, sulla stampa, precisa che l’amministrazione non li ha mai invitati a fare conferenze o incontri, quando invece dovrebbe portare i film veneti come fiori all’occhiello. Ricorda, come, in generale, con l’organizzazione in atto della Film Commission divisa su basi provinciali, con un bando di elargizione fondi senza tempi certi di uscita e risposta, e con pochi soldi, si stiano perdendo occasioni per promuoversi con il cinema. Secondo Bonsembiante la Film Commission dovrebbe essere separata dalla Regione e gestita con un buon marketing, come dimostrano anche progetti recenti come “Finché c’è prosecco c’è speranza” di Antonio Padovan e “Resina” di Renzo Carbonera, e come è stato per la Jole. La polemica non è nuova, ma questa volta non si affievolisce e anzi cresce. Anche Padovan conferma di non aver avuto supporto.


Per pensare a una nuova struttura la Regione aveva già posto in essere un accordo per affidare un incarico di studio all’Università Ca’ Foscari, con Dgr n. 1274 dell’8 agosto, e un contributo di diecimila euro, per un’analisi condotta dal prof. Fabrizio Panozzo. L’autunno si fa caldo visto che un intero settore, quello dell’audiovisivo, è in fermento. Il 6 ottobre nel corso del Detour - festival del cinema di viaggio, nell’incontro “Il cinema in Veneto e la promozione del territorio” Bonsembiante conferma la volontà dell’assessore di creare la nuova Film Commission: «Nell’ultimo anno» spiega «alcune regioni come la Sardegna e l’Emilia Romagna hanno usato il denaro dei fondi europei del Por-fesr per porla in essere». Una soluzione che il Veneto, con la recentissima creazione della Fondazione, partendo da quei fondi, fa sua.


Nel frattempo il lavoro del prof. Panozzo tocca il suo apice fra fine ottobre e novembre, quando, dopo aver studiato i modelli italiani e internazionali di Film Commission di successo, incontra il settore cinema veneto. In un focus-group convocato il 30 ottobre si confronta con produttori e distributori veneti, da Enrico Ballarin (Mestiere Cinema) a Rebecca Basso (Running Tv International), William Carrer e Giulio Pizzato (Iris Produzioni), Christian Cinetto (Jengafilm), Luca Immesi (Esperimentocinema), Cristina Magoga (Offi-cine Veneto), Francesco Marotta, Federico Massa (Avilab), Dimitri Pagnin e Ludovico Piccolo (Artexfilm), Lucio Scarpa (Kublai Film), Luana Zanella e Manuela Pellarin (Controcampo Produzioni); e anche con Renzo Carbonera (OneArt Produzioni), Giovanni Pellegrini, Riccardo Biadene (Kama Productions). Incontra anche, il 15 novembre, le Film Commission provinciali - vera anomalia veneta - che nel corso degli anni si sono attivate (in particolare Vicenza, Treviso e il Polesine), sui territori. Parla con gli autori, da Marco Segato, a Andrea Segre, da Enrico Lando, a Riccardo De Cal. «Sapere già in fase di scrittura» ricorda Bonsembiante «che una Regione può essere interessata è molto importante. Bene che ci sia stata questa condivisione con la parte artistica che Panozzo conosce bene. Il suo lavoro, ancora riservato, sarà un substrato importante su cui costruire la Fondazione».


«La mia esperienza con l’Università è stata positiva» racconta Carbonera, il cui film, “Resina”, uscirà in tarda primavera. «Uno degli aspetti più critici sarà individuare le persone alla guida della nuova struttura, figure che devono avere un know-how importante nazionale e internazionale». Sull’importanza delle competenze del futuro direttore della Film Commission sono d’accordo in molti. Per Christian Cinetto di Jengafilm «dovrà essere un manager vero, in grado di girare a Cannes, Berlino, Roma, ovunque, per promuovere la struttura veneta. Dovrebbe lavorarci full time, fuori dai conflitti di interesse, e restare in carica almeno tre anni». «Io sottolineo l’importanza del cineturismo» dice Enrico Lando «materia ancora poco o indirettamente considerata, e tema su cui investire, perché ci vuole tempo ma i frutti si vedono. Tutti parlano del turismo che ha prodotto la serie di Montalbano, la cui durata ha permesso al territorio di crescere insieme al prodotto filmico. Bisogna uscire dal pensiero che solo rappresentando bene un territorio si incrementi l’afflusso turistico – esempio in tal senso la serie Gomorra – perché non è così. Credo che la commissione più che giudicare la qualità del progetto, la cui visione è nella testa del regista, dovrebbe focalizzarsi sui requisiti tecnici, giornate spese sul territorio, maestranze». Per produrre quell’indotto economico di cui da anni si parla.


Per creare la Fondazione, la Regione ha 180 giorni di tempo. «Come Agici Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti» ricorda Cinetto «stiamo preparando per la primavera gli Stati Generali del cinema veneto, una due giorni in cui confrontarsi, facendo intervenire Ca’ Foscari, l’Università di Padova che ha molto lavorato sul binomio cinema-turismo, e le imprese, per noi il vero anello mancante, che l’attuale Film Commission non ha saputo raggiungere negli anni».


Per i produttori, una sede comoda potrebbe essere Mestre, vista la vicinanza con Venezia, e ideale Padova, mentre Bonsembiante resta certo che proprio Padova sia la scelta migliore: «È stata centro nella storia del cinema, ha il Dams, con il “corso di sceneggiatura Mazzacurati”, ha avuto figure come Piero Tortolina, ed è una città capozona, con un numero di sale d’essai, seconda solo a Bologna, senza pensare a registi con esperienze internazionali come Segre e Rossetto, e anche al “discreto” percorso di una casa di produzione come Jole Film». «La scelta della Fondazione mi ha sorpreso e mi è piaciuta» rileva Carbonera. «Se avrà una guida competente è ideale per richiedere finanziamenti in ambito europeo, con Creative Europe e Media, e si possono fare percorsi utili per la formazione come il “When East meet West” del Friuli Venezia Giulia».


«Se c’è un territorio perfetto per il cinema è questo» ricorda Bonsembiante. «In un’ora e mezza puoi raggiungere la laguna, il mare, la montagna, i laghi, come nessun altro luogo in Europa, per le produzioni è una manna. Unico pericolo per la Fondazione è non capire che va fatta gestire da chi ha skills manageriali. Bisogna avere consapevolezza che è un business, e non si tratta semplicemente di dividere il denaro fra addetti ai lavori. La relazione di Ca’ Foscari va in questa direzione, mi par d’aver capito. La volontà del presidente, dopo le polemiche di Venezia, mi ha sorpreso per la rapidità con cui si è giunti a decisione, per cui per me c’è un cauto ottimismo. E resta la possibilità di coinvolgere le camere di commercio, per Padova io avevo sentito Zilio, ma anche Venezia ha già istituito un fondo suo. Se tutti vanno nella stessa direzione siamo sulla buona strada. Gli esempi che abbiamo accanto, Friuli e Trentino, con giovani che hanno costruito passo passo la loro Film Commission sono da copiare, magari una consulenza con loro di un anno o due potrebbe far partire con i fiocchi la Fondazione, aiutare la politica a gestire questo cambiamento».


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