Il teatro piange l’arte di Wanda Benedetti

Con il marito Toni Barpi dalla seconda metà del ’900 l’attrice trevigiana aveva calcato i palcoscenici italiani più importanti
TREVISO 19/1/2006 VANDA BENEDETTI CON GIORGIO ALBERTAZZI vanda benedetti e toni barpi
TREVISO 19/1/2006 VANDA BENEDETTI CON GIORGIO ALBERTAZZI vanda benedetti e toni barpi
TREVISO. Era già stato scritto quattro anni fa in occasione della scomparsa del marito Toni Barpi, ma ora con la morte dell’attrice trevigiana Wanda Benedetti, 94 anni, cala definitivamente il sipario su una delle coppie - sempre nella vita, molto spesso sulla scena - che con maggior continuità ha calcato i palcoscenici italiani nella seconda metà del Novecento. Giusto settant’anni fa il suo debutto in arte nella compagnia di Cesco Baseggio, come accadde ce lo raccontò lei stessa in un’intervista di vent’anni fa: «Conobbi d’estate al Lido un ragazzo che recitava nella compagnia Baseggio. Desiderosa di evadere dalla vita di provincia gli dissi che mi sarebbe piaciuto recitare. Quando la compagnia venne a Treviso, mi fece avere un incontro con Baseggio che mi assegnò alcune scene del Todero da studiare. Un po’ per l’emozione, un po’ per la confusione nel giro di poche ore imparai a memoria le battute di tutti i personaggi femminili e maschili del primo atto. Baseggio rimase esterrefatto. Da lì a pochi giorni mi mandò a chiamare».


Un ruolo determinante per la sua formazione lo ebbe, ovviamente, Cesco Baseggio ma Wanda Benedetti, che pure ritroveremo assieme al marito a fianco del grande attore nella fortunata serie di commedie, goldoniane e non, andata in scena sulle reti Rai negli anni Cinquanta e Sessanta, intraprende una carriera che ne fa una delle più apprezzate caratteriste del nostro teatro di prosa, con una assidua presenza oltre o anche sul piccolo schermo, in sceneggiati e originali televisivi. Ben presto la troviamo in allestimenti di prestigiose compagnie private, come la celebre ditta Renzo Ricci-Eva Magni, e poi via prima con il Teatro Stabile di Torino e poi con quello di Genova, dove trova in Luigi Squarzina uno dei registi che più la stimano.


Certo questi impegni non troncano i legami con il Veneto e con il repertorio a lei più congeniale: è stata sin dalle esperienze con Baseggio una delle più affidabili interpreti dei testi di Ruzante, con cui si confrontò anche ad Asolo nel Festival ideato da Bepo Maffioli con “Il povero soldato” (1963), un collage di scene tratte da vari lavori curato da Andrea Zanzotto, sino addirittura a produrre e interpretare insieme al marito, come ricorda Roberto Milani allora al loro fianco, alla fine degli anni Settanta “Ruzante, amore mio”.


È stata anche diretta cinquanta e più anni fa da Maurizio Scaparro, altro suo estimatore, in “La Venexiana” dove interpretò magistralmente il ruolo della serva Nena e in “Giacomo Casanova, comédien” l’ultimo allestimento di un certo rilievo che la vide impegnata nella stagione 1997-98, quando aveva quasi 75 anni.


Il legame con il teatro veneto è stato comunque una costante della sua presenza nei palcoscenici italiani, tanto da vederla nella stagione ’92-93 fra le interpreti di “I rusteghi” diretti da Massimo Castri, un allestimento destinato a rivoluzionare l’approccio con i testi del grande commediografo veneziano. «Wanda aveva una naturalezza assoluta nel recitare, una dote che si stenta sempre più a ritrovare oggi negli attori» ricordano Stefania Felicioli e Michela Martini, che furono sue compagne di scena in quello spettacolo, sottolineando come lo stesso Castri apprezzasse la “verità” delle sue interpretazioni.


Risalgono agli anni Cinquanta gli attriti con un’altra celebre attrice trevigiana, la temperamentosa Elsa Vazzoler, più “primattrice” di Wanda Benedetti, che dovette più di una volta lasciarle il passo. Ben diverso il clima degli ultimi decenni della sua carriera come spiegò lei stessa: «L’età, fra i tanti svantaggi, mi ha dato la possibilità di poter scegliere fra le diverse proposte che ricevo. Per cui sono anni ormai che recito solo nei panni di personaggi che mi piacciono. Come dice Eleonora, interpretando in “Giacomo Casanova, comedièn” il personaggio di Gasparina del Campiello: No xe beo quel che xe beo, xe beo quel che piaxe».


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