In Mesopotamia alle origini della scrittura

di Giacomo Costa
Quella che è forse la più grande rivoluzione culturale dell’umanità, raccontata (anche) attraverso la sua più recente e lontanissima declinazione: negli spazi dell’Istituto Veneto di Lettere e Arti, a Venezia, il 2017 sarà nel segno - è proprio il caso di dirlo - della scrittura, nella sua forma più antica, quella che nasce nella mezzaluna fertile oltre cinquemila anni fa, ma studiata attraverso le più innovative tecnologie divulgative e comunicative, dai tablet ai monitor tattili, dai palmari a ingrandimento alle teche olografiche. Tavolette di pietra ricoperte di fittissimi caratteri cuneiformi, sigilli cilindrici grandi come un pollice ma custodi di vicende epiche, buste di argilla che nascondono debiti, carichi, intere vite ormai consegnate alla storia: con quasi duecento reperti prima d’ora mai esposti tutti insieme al pubblico, la mostra “Prima dell’alfabeto” si presenterà ricchissima, merito soprattutto della vasta collezione messa a disposizione dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, che attraverso questa collaborazione intende proprio chiudere l’ideale cerchio aperto dall’impegno dell’indimenticato paleontologo veneziano, per tutta la vita appassionato raccoglitore e studioso di archeologia mesopotamica.
Ad arricchire ulteriormente l’esposizione che occuperà le sale di palazzo Loredan, anche importanti prestiti dal Museo di Antichità di Torino e dal museo archeologico di Venezia, ma come detto la parte più importante sarà quella dei materiali di Ligabue, a cui si affiancheranno gli studi del professor Frederick Mario Fales. Oltre al catalogo, pubblicato in due edizioni, italiana e inglese, curato da Adriano Favaro e organizzato per aree tematiche come la mostra, che nelle sue stanze esplorerà tanto la cultura di sumeri, accadi, assiri e babilonesi quanto i vari processi di decifrazione e codificazione dei reperti, senza trascurare una sezione dedicata alle varie forme di linguaggio.
«Abbiamo impiegato otto mesi a organizzare tutto, ma in realtà questo è il coronamento di un lavoro durato trent’anni, che ha coinvolto mio padre in maniera trasversale praticamente da sempre» commenta, alla presentazione della mostra, Inti Ligabue, figlio dello studioso e presidente della fondazione a lui intitolata. «Il nostro intento è soprattutto quello di insegnare ed educare, e per questo ci rivolgiamo alle scuole: i bambini che visiteranno l’esposizione potranno divertirsi a sperimentare con le tavolette di argilla nelle aule laboratorio, intraprendere tour virtuali e perfino toccare qualche reperto. La nascita della scrittura cuneiforme è nei programmi di quarta elementare, e infatti abbiamo già moltissime classi prenotate da Venezia, Treviso e Padova, ma nelle prossime settimane invieremo i cataloghi della mostra a tutte le scuole».
Ovviamente non saranno solo gli studenti più giovani a trovare curioso il materiale presentato, e la stessa sede dell’esposizione attirerà più di qualche curioso: al pubblico saranno aperte le porte della biblioteca settecentesca di palazzo Loredan, dove saranno sistemate le teche multimediali, le riproduzioni olografiche e le copie realizzate con le stampanti 3D, in un connubio di antico e moderno che continuerà a orbitare intorno al tema della scrittura, della comunicazione e della diffusione del sapere.
La mostra apre il 20 gennaio, e si potrà visitare fino al 25 aprile. Dai prossimi giorni, anticipazioni sul sito della Fondazione Ligabue.
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