La bellezza del vetro, eterna alchimia

Alla Casa dei Tre Oci a Venezia “Solve et coagula”, opere di Massimo Micheluzzi
“Solve et coagula”, “sciogli e condensa, parole alchemiche che equivalgono a gesti altrettanto segreti che sono insiti nella magia del vetro. Nasce da un pugno di sabbia e di silicio, si scioglie nel fuoco e si condensa in una massa incandescente, poi il soffio dell’uomo lo plasma in forme trasparenti e opache, fragili e resistenti, colorate o bianche.


Il vetro è come il sangue, si coagula e si scioglie in un processo eterno che dentro ha un’anima. I vasi creati da Massimo Micheluzzi sono così: «non sono mai vuoti. Contengono trasparenza, silenzio, aria. Cose preziose che vanno conservate con cura».


A definirli così è Giulio Alessandri, curatore della mostra delle opere di Massimo Micheluzzi “Solve et coagula”, in corso alla Casa dei Tre Oci alla Giudecca. Una mostra che rientra nel programma della Venice Glass Week ma che rimarrà aperta oltre il 17 settembre, fino a metà ottobre, per volontà della Fondazione di Venezia che ha voluto allestirla nelle due stanze dedicate alla famiglia degli artisti De Maria, al primo piano della Casa dei Tre Oci.


Una prima stanza raccoglie una quarantina di vasi “opachi” ideati per l’occasione da Micheluzzi giocando con la lavorazione a mosaico e quella a terrazzo alla veneziana. Vasi realizzati in un anno intero di lavoro, che l’artista ha pensato, disegnato e seguito nelle varie fasi della lavorazione fino in fornace, fianco a fianco con il maestro vetraio Andrea Zilio, che lo affianca da oltre vent’anni. Nell’altra sala, una cinquantina di vasi trasparenti, dai classici iridati, con forme che collassano naturalmente per effetto del calore, ai sommersi, al vetro scolpito a diamante, fino ai solidi platonici irregolari con i loro colori diafani. Infine due opere “site specific” di particolare attrazione: due vetrate per le due finestre ogivali della stanza, che affacciano sul giardino. “Collezione Moderna” e “Collezione Antiqua” le ha chiamate Massimo Micheluzzi, per dare subito l’idea di come siano state realizzate: vetro trasparente in cui sono stati inclusi frammenti di vetri antichi e moderni, ormai irrimediabilmente rotti, provenienti dalle collezioni di amici, antiquari e vetrai. Fusi in muffola, ridotti a uno spessore di 2/3 mm e inseriti nella base di vetro trasparente, oggetti che prima erano tridimensionali hanno recuperato la loro forma originaria di vasi, animali, bicchieri o piante, ma come in un quadro, in una fotografia, rappresentazione di loro stessi che diventa una piccola enciclopedia del vetro in una intelaiatura trasparente. Proprio come in un procedimento alchemico in cui la forma si dissolve per poi coagularsi in una nuova vita.


Silva Menetto


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