La Maddalena di Caravaggio tra gli Amanti

Da domani la Maria di Magdala in pianto entra a far parte dell’esposizione di Illegio. È una rarissima “uscita”  
Si riaccendono i riflettori sulla mostra Amanti di Illegio. Con una grande sorpresa di mezza estate. Da domani entra a far parte dell’esposizione una magnifica opera del Caravaggio, la Maddalena in pianto. Entra come una visione illuminante, con effetti di luce e ombra drammaticamente ricercati, gli stessi che il travagliato pittore lombardo spennella a fiotti sulla manica della camicia della Maria di Magdala disperata. Lei emerge dal contesto scuro e ombroso del sepolcro di Cristo, solo intuibile. Ha i capelli raccolti, al contrario di quanto accade di solito nella sua iconografia, e il volto è nascosto, chinato sul proprio grembo. Una figura completamente isolata dal contesto, che secondo gli studiosi va ricondotta al dipinto della Morte della Vergine (1601-1605) custodito al Louvre, di cui è considerata uno studio preliminare proprio per il personaggio della Maddalena rappresentata in primo piano. «Abbiamo faticato tanto per averla» dice felice il curatore della mostra don Alessio Geretti «e alla fine ce l’abbiamo fatta. Quest’opera mostra l’isolamento nello struggimento d’amore per l’amato, che si è conosciuto e di cui si sente la mancanza. E in questo caso è l’amato per eccellenza, perché si tratta del Signore».


L’opera, un olio su tela di 112 x 92 centimetri da collezione privata, è stata esposta in precedenza soltanto cinque volte, l’ultima a Napoli, nel 2016, da Sgarbi, nella mostra Tesori nascosti, di cui costituiva uno dei pezzi di punta. A Illegio troverà la sua giusta collocazione nella settima sala del percorso espositivo, accanto alle Maddalena dell’andaluso Murillo e di Orazio Gentileschi: «In perfetto dialogo con esse, artisticamente e tematicamente parlando» aggiunge Geretti. L’opera è ormai acquisita unanimemente al catalogo del Merisi, perché è connotata da indubbia qualità di pittura ed ha rivelato, alle analisi tecniche cui è stata sottoposta, i numerosi pentimenti e le tipiche incisioni che riconducono all’autografia caravaggesca. «D’altra parte - aggiunge il curatore - anche la ricerca documentaria attesta che Caravaggio, come il mercato peraltro esigeva, dovette presentare disegni e piccole prove preliminari ai suoi committenti, in vista di tele particolarmente impegnative». E così un terzo Caravaggio segna il percorso ad maiora delle mostre illegiane, dopo il Riposo dalla fuga in Egitto della collezione Doria Pamphili nel 2009, che era stato esposto subito in mostra, rimanendo però soltanto un mese, e il Giuditta e Oloferne della Galleria Barberini del 2015. Un capolavoro che si affianca alle 43 splendide opere che fanno della mostra Amanti. Passioni umane e divine un percorso di puro godimento per gli occhi e la mente, anche grazie alla impeccabile preparazione delle giovani guide. Un viaggio da sogno nell’amore declinato attraverso storie di idilli tra dei e umani della mitologia, drammi passionali della letteratura cavalleresca, shakespeariana, dantesca e biblica. Si va dalle peccaminose e seducenti Erodiade e Salomé, all’eroica Lucrezia, dai tassiani Rinaldo e Armida ai poco noti Imelda e Bonifacio (con un grande quadro del pittore ferrarese Pagliarini prestato dal Museo Revoltella di Trieste), da Venere e Adone a Salmace e Ermafrodito. Nel percorso si incontrano preziose tempere su tavola con fondi oro arricchiti da punzonature, grandi tele dal Seicento al Novecento e due preziosi gessi del Canova, l’uno raffigurante un sensuale Endimione dormiente vegliato dal suo magnifico cane e l’altro una preziosa versione di Amore e Psiche che custodiscono la delicata farfalla delle loro anime fuse. Si viaggia nel tempo artistico dal gotico - con una gustosa tavoletta del 1325 con le Storie di Santa Caterina d’Alessandria del Maestro della Strage degli Innocenti - all’Art Nouveau - con il fratello di Gustave Klimt e altri - e ancora oltre, passando per il Neoclassicismo di Canova scultore e più raro pittore e per il pieno Romanticismo storico. Una dimensione da cui farsi ammaliare e cullare, in cui il tempo sembra non scorrere, tanto è bello rimanerne immersi.


All’uscita, i riflettori lasciano il posto alla luce naturale e alla vita di Illegio, con le sue case antiche, le fontane, i mulini, il verde brillante della vegetazione, i vasti campi, le attività degli artigiani e la Pieve che dall’alto del colle saluta i visitatori occasionali, che per poche ore si immergono in un sogno di colori nel cuore della Carnia.


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