La mano di Banksy su un muro veneziano un piccolo profugo chiede aiuto dall’acqua
Capelli scompigliati al vento, un giubbetto di salvataggio addosso, lo sguardo lontano e un razzo segnaletico in mano con il suo fumo rosa a rischiarare la notte. Come a emergere dall’acqua che gli arriva al ginocchio, cercando occhi che possano riconoscere la sua presenza. È lo stencil comparso venerdì notte a San Pantalon, nel sestiere di Dorsoduro e a due passi da campo Santa Margherita. E il mistero subito s’infittisce. Tutto, secondo gli esperti del settore, riconduce allo street artist più famoso al mondo: Banksy. Vero, l’ufficialità ancora non c’è. Di solito, la paternità dell’artista di Bristol, la cui vera identità è ancora sconosciuta, viene comunicata a distanza di qualche giorno dalla comparsa delle opere in giro per il mondo. Bisognerà quindi aspettare aggiornamenti dal sito internet di Banksy stesso. Ma se fosse confermato, si tratterebbe del suo primo vero lavoro a Venezia. A portare verso il misterioso artista sarebbero tempistica, cifra stilistica e soggetto raffigurato. “Artribune”, rivista specializzata, parla addirittura di “un’opera straordinaria al 99% attribuibile a Banksy”.
quando
Come prima cosa, il quando. Lo stencil da muro a spray sarebbe stato realizzato tra giovedì notte e venerdì mattina. Sono i giorni di inaugurazione della 58esima Biennale d’arte, curata da Ralph Rugoff. E il suo titolo “May You Live In Interesting Times”, come ha detto lo stesso Paolo Baratta, è «un richiamo che suona come sfidante e minaccioso, ma anche un invito a vedere la contemporaneità nella sua complessità, oltre il conformismo e la paura». Temi d’attualità, quindi. Al tempo stesso, però, la Biennale è sinonimo di vetrine internazionali, riflettori, un gigantesco indotto economico. Proprio quegli elementi per i quali Banksy stesso si dice “insofferente”: «Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell’Arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo», ebbe modo di dire in una delle poche interviste concesse. Da qui, la scelta di affidare lo stencil allo spazio urbano di un muro veneziano, mangiato dall’umidità, semi-nascosto, e comunque lontano (fisicamente e idealmente) dagli eventi ufficiali della Biennale.
COSA
Altro elemento riconducibile all’artista di Bristol, l’attenzione alle contraddizioni della società occidentale d’oggi: le atrocità della guerra, l’omologazione, l’inquinamento, il maltrattamento degli animali. Ecco allora che quel bambino apparso a San Pantalon, l’acqua ai piedi e quel fumogeno in mano, richiama l’attenzione sulla crisi dei migranti.
COME
Celebre, sempre sul tema, il suo lavoro dal titolo “il figlio di un migrante dalla Siria”, con uno stencil di Steve Jobs comparso nell’accampamento ( “Giungla”) di Calais.
Infine, la cifra stilistica. «La sagoma del bambino di campo Santa Margherita» spiega Giacomo Scarpa, studioso di street art «così come il volto, si basa sul semplice contrasto tra il bianco e il nero dei due diversi cartoni ritagliati. Il fatto che protagonista sia un bambino, già presente in numerose incursioni, dipinto per di più a pelo d’acqua come già successo in passato, possono essere indizi importanti a favore della identificazione della non-firma Banksy». —
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