La storia per immagini Il patrimonio Arici torna a casa, a Venezia
Alla Querini Stampalia l’archivio del grande fotografo Un milione 200 mila ritratti e testimonianze di vita

La nostalgia per gli scricchiolìi del pavimento di legno di quella biblioteca che anche lui, da ragazzo, come molti altri giovani veneziani ancora oggi, ha imparato a percorrere e ad amare, frequentandola nelle ore serali per studiare. Ma anche la serietà e la disponibilità verso quello che lui sente come “il figlio” che non ha e a cui vuole assicurare un felice futuro, hanno spinto Graziano Arici a fare marcia indietro e a riportare a Venezia dalla Francia - dove si è trasferito da qualche anno, anche sull’onda di un po’ di amarezza per come la città aveva accolto la sua “creatura” - quell’Archivio fotografico costruito in una vita. Proprio alla Fondazione Querini Stampalia, dove ieri ha presentato ufficialmente la donazione del suo patrimonio costituito da circa un milione e 200 mila immagini, che raccontano anche la storia di Venezia degli ultimi cinquant’anni.
Una donazione decisa solo pochi mesi fa in modo quasi casuale e perfezionata in brevissimo tempo. Ma anche di prima, dalla metà dell’Ottocento, grazie ai fondi fotografici da lui acquisiti nel tempo, come quello di stampe fotografiche ottocentesche di Venezia, 850 immagini di alcuni dei maggiori fotografi del tempo, da Carlo Naya a Carlo Ponti, a Antonio Perini.
Con lui ha presentare l’importante acquisizione, la direttrice della Querini stampalia Marigusta Lazzari, lo storico della fotografia Italo Zannier e la curatrice e conservatrice di archivi fotografici Sara Filippin. «Diverse istituzioni veneziane si sono interessate in passato del mio Archivio» ha esordito Arici «ma preferisco non parlarne perché non sono state esperienze felici».
Si sa in particolare in passato di contatti con i Musei Civici e la Fondazione di Venezia non andati a buon fine. «Per questo ho portato il mio Archivio in Francia» ha continuato il fotografo «dove mi hanno fatto proposte importanti e anche remunerative per la sua acquisizione. Ma, pensando anche al “dopo”, ho scelto la Querini, che ho frequentato sin da giovane e che ha questa capacità camaleontica di trasformare questo luogo storico anche verso il nuovo. A cominciare dallo straordinario intervento di Carlo Scarpa, fino a quello di Mario Botta. Sì, sono convinto che il mio Archivio alla Querini Stampalia possa stare bene e mi auguro che altri, dopo di me facciano lo stesso, donando le proprie collezioni a chi vuole valorizzale, sostenendo anche questa istituzione».
L’Archivio fotografico di Graziano Arici segue diversi filoni, connaturati anche a quella che è stato il suo lavoro di documentazione e i suoi reportage. Ci sono ritratti di personaggi famosi: attori e registi passati sulla scena della Mostra del Cinema, come Orson Welles, Ingmar Bergman, Charlie Chaplin. Ma anche scrittori e poeti come Garcia Marquez, Borges, Pound, Luzi, Zanzotto, capi di Stato come Nixon, Mitterrand, De Gaulle, Gorbaciov. E artisti: come Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso, Jim Dine e molti altri. Poi, ci sono i grandi fatti di cronaca, dal concerto dei Pink Floyd a San Marco alle emergenze della salvaguardia. E un’ampia documentazione fotografica sulla parte monumentale, artistica e storica della città, dalla scavo della Galea in San Marco Boccalama, fino ai grandi restauri. E le foto di scena di vent’anni di spettacoli della Fenice, che Arici ha seguito dall’interno e quelle progressive delle modificazioni della laguna di Venezia. In più c’è la parte relativa all’Arici collezionista, che negli anni ha intelligentemente arricchito la sua raccolta con l’acquisizione di altri fondi privati, mirati soprattutto su Venezia. Dal Fondo Cameraphoto, anch’esso con ritratti di grandi personalità passate per la città dagli anni Cinquanta agli anni Settanta.
Le circa 160 mila fotografie del Fondo di Mark Edward Smith, altro fotografo veneziano, che lo è stato anche per la Biennale, con immagini di numerosi artisti.
Fino al Fondo Pierluigi Olivi, fotografo non professionista che però ha documentato un pezzo importante della Venezia degli anni Sessanta e a quello già citato, di immagini ottocentesche.
Starà ora alla Querini schedare e valorizzare al meglio questo patrimonio.
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