«Lisbeth, il drago e la società cieca»
Lagercrantz e Millennium: «In un mondo di fanatismi serve il giornalismo investigativo»

Di Lisbeth Salander è entusiasta, ma se la incontrasse sarebbe «abbastanza nervoso. Ha un carattere un po’ difficile, non me la vedo portare a scuola i bambini. Meglio mia moglie». David Lagercrantz, che dal 2015 sostituisce Stieg Larsson nella scrittura della saga Millennium, ha 55 anni, è alto, alla mano e un po’ piacione, anche se siede metaforicamente su una pila di oltre 6 milioni di copie vendute nel mondo (150mila in Italia, a fronte dei 5 milioni della trilogia originale). L’ultimo arrivato della serie - “L’uomo che inseguiva la sua ombra” - è già in testa nelle classifiche dei 26 Paesi in cui è uscito contemporaneamente in questi giorni.
Il giornalista e scrittore svedese, che ieri a Pordenonelegge ha incontrato il pubblico, ha ben chiaro che il “padre” di Lisbeth rimarrà per sempre Stieg Larsson, morto nel 2004, e non manca di ribadire il suo debito di riconoscenza e la sua totale adesione ai suoi valori, anche a fronte dell’ostilità verso l’operazione editoriale mantenuta dalla compagna di Stieg, Eva Gabrielsson. «È una figura eccezionale, la sua opera è impregnata di passione politica, e la sua attività contro il razzismo e la deriva antidemocratica in atto nel mondo è un’eredità preziosa in questi tempi, fra i più pericolosi e terribili mai vissuti dalle nostre società».
Tra i lettori c’è chi si sente un po’ in colpa con Larsson, quasi per un tradimento: «Posso capire, ma grazie al mio lavoro i suoi personaggi continuano a vivere, e hanno trovato un nuovo pubblico soprattutto fra i giovani. Credo che questo farebbe piacere a ogni autore; ma soprattutto la sua vita e la sua militanza sono oggetto di riscoperta e di studio: si sta realizzando un documentario sull’attivismo di Larsson contro il razzismo, l’intolleranza e il fascismo. Per questo dico che il lettore non deve sentirsi in colpa nei suoi confronti, io non tradisco la sua figura, ma ne condivido e porto avanti i valori».
Lagercrantz spiega che «in un mondo egemonizzato dai fanatismi e dalla fake news, il giornalismo deve diventare di nuovo grande: per questo ho promosso la nascita di una fondazione che finanzierà la formazione di giovani giornalisti investigativi, che acquisiscano gli strumenti per fare fronte con efficacia all’attuale deriva informativa».
Il giornalista-scrittore invece deve soffrire di un po’ di gelosia nei confronti del co-protagonista della serie, Mikael Blomkvist, nell’ultimo libro passato decisamente in secondo piano. Promette però che «rimane un personaggio fondamentale, e avrà maggiore spazio nel prossimo libro, il sesto; con cuichiuderò il mio contratto con l’editore, per poi tornare al mio lavoro di scrittore reporter».
«Quello che sto continuando a fare con questo libro» spiega «è andare alle origini di Lisbeth. Mi sono chiesto cosa le ha consentito di sopravvivere mentre il padre infliggeva a lei e alle altre donne della famiglia sofferenze inaudite, nell’indifferenza della società. La risposta l’ho trovata ragionando sulla cosa che prima salta all’occhio di lei, il tatuaggio con il drago».
Lagercrantz dice di essere stato ossessionato per mesi da questa figura, finché qualcuno non gli ha ricordato che il drago è raffigurato nella statua di San Giorgio nella cattedrale di Stoccolma, «che tutti noi svedesi conosciamo bene. Sono tornato a vederla, ed è stata un’illuminazione: gli occhi del Santo che sta uccidendo il mostro per salvare la vergine sono vuoti, opachi, mentre quelli del drago manifestano disperazione e rabbia. Ecco, mi sono detto, così doveva sentirsi Lisbeth di fronte alle violenze del padre. La vergineassiste alla scena come se il suo esito non la riguardasse: questa è l’immagine perfetta della società, indifferente di fronte ai soprusi che colpiscono i più deboli. Ecco, Lisbeth capisce che non avrà aiuto da nessuno, e che dovrà trovare da sola la forza per reagire. Ma io penso anche, peraltro, che compito dei libri sia sensibilizzare la società sui soprusi, e spingerla a farsene carico e combatterli».
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