Marchesini, addio ai mille volti dell’ironia

Attrice, comica, scrittrice e imitatrice, era la donna del Trio. Scherzava: «Le mie ceneri in un cofanetto all’Accademia»
1988, ANNA MARCHESINI
1988, ANNA MARCHESINI

ORVIETO. Sono passati una trentina d’anni eppure gli sketch del Trio Marchesini-Solenghi-Lopez fanno ridere come allora. Non c’è da vergognarsi, «anzi è il suo ultimo regalo», dice Tullio Solenghi. Nel giorno in cui Anna Marchesini, malata di artite reumatoide, scompare senza aver compiuto 63 anni (era nata ad Orvieto il 19 novembre 1953 e lì è morta ieri mattina, lunedì i funerali), improvvisamente la sua potenza di attrice, con il dono dell’ironia e della comicità unito alla formazione classica all’Accademia Silvio d’Amico - dove si era diplomata del ’79 -, riemerge, costringendoci a ricordare quanto sia stata dotata e quanto abbia rappresentato nello spettacolo italiano. Con venature meno drammatiche di Monica Vitti ma sulla stessa lunghezza d’onda come pure su quella di Franca Valeri, Anna Marchesini, autrice oltre che attrice, è stata come poche interprete brillante e ironica, la forma più alta d’intelligenza.

Nell’82, in Svizzera, in un programma per gli italiani l’incontro con Tullio Solenghi, mentre a una sala di doppiaggio di cartoni animati risale la conoscenza con Massimo Lopez. Comincia il Trio, un affiatamento incredibile tra tre attori diversi, che dalla radio Helzapoppin Radio Due, diventano l’appuntamento cult del sabato mattina. Al geniale Enzo Trapani si deve il loro debutto in tv, con Tastomatto nel 1984 ma è con Pippo Baudo che i tre sfondano: è Domenica in, gli anni storici ’85-’86. Il Trio sforna uno sketch dopo l’altro e viene promosso al sabato sera, Fantastico 7: è il top della popolarità, l’anno in cui l’imitazione di Kohmeini arriva a provocare un incidente diplomatico, incredibile ma vero, con l’Iran degli ayatollah.

Poi il teatro: Allacciate le cinture di sicurezza, al Sistina, tutto esaurito, le 5 puntate su Rai1 dei Promessi Sposi spacca-Auditel (13 milioni di media d’ascolto) e nel ’90 di nuovo a teatro, con la fila fuori e poi per tre anni in giro per l’Italia. «Condividevamo tutto, si rideva dalla mattina alla sera», dicono oggi Solenghi e Lopez addoloratissimi. Poi, le strade si dividono: Lopez di qua, Solenghi e Marchesini di là, altri spettacoli. E poi i monologhi - tra i tanti Parlo da sola, Una patatina nello zucchero, fino alle Due Zittelle - in cui la Marchesini arriva a fare fino a 15 personaggi, scritti, recitati e pure diretti da sola.

La malattia, che peggiora la fiacca ma non l’abbatte. Si aggiunge una separazione più che dolorosa con Paki Valente, padre della figlia Virginia, 23 anni, che pochi giorni fa si è laureata. Costretta a diradare il teatro, aveva cominciato a scrivere libri, l’ultimo “Moscerine”. Per il pubblico il 2 novembre 2014 fu uno shock vederla così malata da Fabio Fazio, una partecipazione coraggiosa per ricordare il suo amore per il teatro, ma soprattutto e nonostante tutto la vita. «Ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana» scriveva parlando del “dopo”. Un posticino nella sala riunioni dell’Accademia dove avrebbe voluto fossero conservate le sue ceneri. «Ritengo sia l’ideale per contenere le mie ceneri. È un’aspirazione che troverò il coraggio di far uscire alla luce. Che detto da un mucchietto di ceneri non è appropriato», aggiungeva con la consueta ironia. «Posso tentare... E se mi ribocciano?» scriveva facendo riferimento ai due “no” che ricevette prima di essere ammessa e diventare insegnante, «e se poi l’accademia trasloca? E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No, eh! Essere spazzata via dall’Accademia no mai più!».

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