Nemola: «A Torino io e Vasco in lacrime»

Il trombettista fra pochi giorni festeggia vent’anni a fianco del Komandante: «Continuo a divertirmi come il primo giorno»
Concerto di Vasco Rossi allo Stadio Olimpico, Torino,1 giugno maggio 2018 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Concerto di Vasco Rossi allo Stadio Olimpico, Torino,1 giugno maggio 2018 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

PADOVA. Squadra che vince non si cambia. Con il successo di Modena Park, la squadra ha stravinto. Eppure quest’anno la band di Vasco Rossi ha subito una rivoluzione, con l’arrivo di Beatrice Antolini in sostituzione di Andrea Innesto e Clara Moroni. Una colonna portante del gruppo, invece, resta Frank Nemola. «Il 20 giugno festeggerò il mio ventesimo anno al fianco di Vasco» racconta. «Ho iniziato con il concerto del ’98 a Imola. C’era l’esigenza di portare dal vivo sonorità nuove. Avevo registrato in studio “Valium” e “Sballi ravvicinati del terzo tipo”: gli arrangiamenti erano piaciuti molto a Vasco, che infatti ha voluto rifarli dal vivo. Si trattava di pezzi impossibili da riprodurre senza computer, così sono stato chiamato». Frank, infatti, oltre a essere il trombettista della band, suona le tastiere e si occupa della parte elettronica degli show. «Gestisco i suoni che non sono riproducibili da un gruppo, come quello dell’orchestra, che registriamo in studio. Questo tour, in particolare, prevede molta elettronica, quindi il mio ruolo è diventato più importante».

Parole che entrano in conflitto con le tante critiche rivolte agli arrangiamenti “hard rock” del tour: «Spesso la gente parla di musica senza neanche averla ascoltata» dice. «Il suono di questo tour è più compatto rispetto a quello degli ultimi anni, ma non più pesante. E questo perché c’è stato un gran lavoro di razionalizzazione dei suoni e di organizzazione del gruppo, con la Antolini al posto di Cucchia e Clara». Una rivoluzione che non ha avuto ripercussioni sulle dinamiche della band: «Beatrice si è integrata immediatamente e siamo già a livelli industriali di scherzo! Tra l’altro, io sono un suo fan da tempi non sospetti: conservo ancora il biglietto di un suo concerto del 2008. Quando ho saputo del suo ingresso nel gruppo sono stato molto felice. Quanto ad Andrea Torresani, è un ottimo musicista, un ragazzo d’oro e dal gran coraggio: è stato capace di preparare un concerto in tre giorni» assicura Nemola «per di più, sostituendo il Gallo, che è complicatissimo. Certo, non è il Gallo: è più compatto, forse meno istintivo. Però ha un suo suono e una grande personalità. Siamo un gran bel gruppo: nonostante le differenze di età sembriamo vecchi amici». Amici che si incontrano per appuntamenti già rodati, ma quest’anno rinnovati: «Ho iniziato a lavorare al tour il 3 aprile, mentre le prove con la band sono iniziate l’1 maggio», continua. «Vince, però, ci sta dietro da ottobre. I concerti di Vasco erano dei progetti piuttosto “codificati” nel tempo. Pàstano ha dovuto ripensare completamente il live, inserendo elementi nuovi, e io sono convinto che abbia fatto un ottimo lavoro». Ma ad avere l’ultima parola è sempre il grande capo: «Quest’anno abbiamo scartato pochissimi pezzi suonati durante le prove. I motivi sono sempre artistici: perché Vasco non è convinto di una canzone o non ha voglia di cantarla. I concerti sono un trasferimento di emozioni, quindi è fondamentale che lui sia convinto della scaletta. Credo che il punto di forza dei suoi show consista nella sua capacità di vivere le emozioni quando canta. Durante la data di Torino, ad esempio, sono scese le lacrime sia a me che a lui. E poi l’elemento centrale rimane la musica: non vogliamo stupire con gli effetti speciali, che pure ci sono, ma con il contenuto emozionale delle canzoni. Io continuo a emozionarmi e divertirmi come il primo giorno. Nella musica italiana di oggi è molto raro».

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