Prime luci tendenti al rosso, al Lido il sesso è vintage

Casta nelle sale e parca di storie d’amore nelle suite, la 76esima Mostra del cinema salda il proprio credito con il sesso nel passato. L’erotismo, al Lido, arriva da un altro secolo e ammicca con cosce che oggi farebbero inorridire qualsiasi attrice, seni nascosti da copricapezzoli, natiche bisognose di Somatoline. Appare più ingenuo che eccitante il “Mondo sexy” di Mario Sesti, presentato ieri per le Giornate degli autori, che raccoglie spezzoni di documentari girati negli anni Sessanta nei locali di streap-tease di Parigi, Londra, New York. Era il tempo in cui il proibito aveva ancora un senso perché si accoppiava al desiderio, all’immaginazione, esattamente come il red carpet di oggi, svelando oltre lo svelabile, appare come la negazione dell’uno e dell’altra.
Le smutandate, le strappone del tappeto rosso non sono altro che l’evoluzione dozzinale delle donne in gabbia, in reggicalze, sul mezzo tacco, con il grembiulino da cameriera, cotonate, ammiccanti, non depilate, ma nemmeno gonfiate, raccontate nel film di Sesti dove la carne esposta nei night club era tutta vera, documentata, e muoveva pulsioni sane, documentabili. Come quelle suscitate, a suo tempo, da “Extase” di Gustav Machaty, il film d’apertura della Mostra del cinema che nel 1934 fece scandalo per il primo nudo integrale della storia del cinema e che oggi fa quasi tenerezza.
Ha i suoi anni anche Valentina, la – diciamo - disinvolta fotografa del fumetto di Guido Crepax, al quale è dedicato documentario “Cercando Valentina”; così come arrivano dal vintage l’omaggio a Pietro Vivarelli “Life As a B-Movie” (oggi in Sala Volpi) dedicato al regista dell’erotismo esotico degli anni Settanta, e il documentario di Steve Della Casa sull’horror all’italiana con le prime luci tendenti al rosso. La scena di stupro con primo piano fisse sulle cosce di Monica Bellucci in “Irréversible” di Gaspar Noé, presentato in versione integrale, risale a diciassette anni fa, e, per chi non era scappato dalla proiezione di Cannes, è stato (fino a oggi) uno dei momenti più piccanti del festival.
Tra matrimoni in crisi, rilettura di fatti storici, mafia e politica; in un festival ancora in cerca del suo film scandalo, si staccano solo i ripetuti amplessi di Ema, protagonista di Pablo Larraìn, il triangolo madre, figlio, amico del figlio del giapponese “No. 7 Cherry Lane”, che però è d’animazione, e l’approccio sessuale della protagonista di “The Painted Bird” di Vàcial Marhoul (tutti in Concorso) con un caprone.
Sembrano paassati secoli da quando era meglio che i corridoi dell’Excelsior non potessero parlare e ogni festival regalava almeno qualche palco di corna, liti furiose, una nuova tresca, che poi magari diventata storia, come quella – indimenticata - tra Valeria Golino e Riccardo Scamarcio. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova