Ribelle, artista e poeta è morto D’Amico il cantore passionale della Venezia popolare

Aveva 77 anni e dal 1993 si era trasferito a Cuba Originario di Trapani, era cresciuto alla Giudecca

Venezia

È morto sognando l’acqua della sua Venezia, quella Venezia che amava e che per tutta la vita ha cantato in alcuni brani passati alla storia, come “Ariva i barbari”, “Ti sa miga” e “Cavarte dal fredo”. Negli ultimi giorni, in seguito a complicazioni sorte dopo un’operazione effettuata a inizio giugno, il cantautore veneziano Alberto D’Amico, 77 anni, non parlava più. Quando riprendeva un po’ di forze canticchiava quelle melodie che erano parte di lui. Si è spento così nella notte tra giovedì e venerdì a Santiago de Cuba uno dei protagonisti della vita poetica, politica e musicale veneziana. Per l’insegnante di disegno, professore al liceo artistico di Treviso e all’Istituto d’Arte di Venezia, la musica era uno strumento per parlare degli ultimi, come racconta in “Muri alti e inferiae”.

la fede politica

Attivo fin da giovane nel Partito Comunista, D’Amico ha cantato gli ultimi e il popolo, entrando nel cuore di chiunque lo conoscesse. Ieri mattina le figlie Lisa e Daria hanno ricevuto la chiamata di Norma Siguenza, la moglie cubana con la quale era sposato da 25 anni e che fino all’ultimo lo ha assistito con cura e amore. «Abbiamo cercato di portarlo qui a inizio giugno, ma non c’erano voli e tutto era bloccato a causa del Covid-19», racconta Lisa, «Non siamo riusciti nemmeno a inviare delle medicine perché non c’erano collegamenti. Ora stiamo facendo il possibile affinché la salma sia trasportata a Venezia. Organizzeremo un saluto collettivo».

l’addio alla laguna

D’Amico se n’era andato da Venezia nel 1993 perché non riconosceva più la sua città. Gli mancava, ma quando tornava si sentiva spaesato. Dov’era finito quell’amore per il tessuto sociale che lo aveva unito ai colleghi Luisa Ronchini e Gualtiero Bertelli con i quali aveva realizzato il “Canzoniere popolare veneto”? Dov’era finita la “sua” Venezia? «Io, lui e Luisa avevamo caratteri forti e complessi e difendevamo ognuno le proprie idee fino in fondo», ricorda il cantautore Gualtiero Bertelli che in seguito si staccò dal gruppo, «Tutti conoscevano Alberto, era sempre in mezzo alla gente». E così a 50 anni, baby pensionato, D’Amico il ribelle, l’artista, il poeta se ne va alla scoperta dell’America Latina.

la terza isola

Alla fine approda a Cuba e se ne innamora. Da quel momento trascorre lunghi periodi a Santiago de Cuba, dove conosce Norma e la figlia Meridel. Cuba è la sua terza isola perché D’Amico era originario di Trapani e diceva di avere una doppia anima, siciliana e veneziana, come canta nel disco “So’ nato Scorpion”. I suoi si erano trasferiti a Venezia seguendo uno zio che lavorava in questura e lui era cresciuto prima a San Vio e poi in Giudecca. È proprio qui, tra fabbriche e scioperi, che inizia a confrontarsi con la povertà, lo sfruttamento e il mondo dei lavoratori, come racconta proprio in “Giudeca”.

fogli volanti

«Mio padre non era attaccato a nulla di materiale», prosegue Lisa, «Era un nottambulo, scriveva su foglietti volanti che raccoglieva in un quaderno ad anelli, lo stesso che si portava i concerti. Era lungimirante, intuitivo e inquieto. Santiago, una città molto povera, dove non c’è sempre gas o luce, gli ricordava la sua Giudecca». Grande oratore, anima inquieta, sempre alla ricerca di qualcosa, passionale e sanguigno come la sua voce indimenticabile, D’Amico, con Ronchini e Bertelli, andava alla ricerca delle canzoni popolari affinché non scomparissero nell’oblio e raccontava il suo tempo in veneziano. Le ricerche del trio sono raccolte nei due dischi (“El miracolo roverso” e “Aria”) del “Canzoniere popolare veneto”. «L’ho conosciuto a 13 anni e mezzo», ricorda il mestrino Virgilio Biscaro, 63 anni, custode di tantissime fotografie e curatore della pagina Facebook del cantautore, «Avevo letto che l’americano Alan Lomax aveva raccolto le canzoni dei cowboy e che D’Amico raccoglieva quelle della gente. Così sono andato ad ascoltarlo e da quel momento siamo sempre stati in contatto». L’eredità musicale e autorizzata dalla famiglia è oggi affidata all’amica Monica Giori, ma la voce di D’Amico è un patrimonio di tutti: «L’ultima cosa che mi ha detto è che voleva rivedere l’acqua di Venezia», ricorda la figlia Lisa. —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova