Scarpa traduce in versi “If” di Kipling
Lo scrittore ha conservato la metrica, il volumetto illustrato da Sanna

A dimostrare il valore di una traduzione è spesso complice la poesia, maga dell’ordine delle parole, pronta a confondere i piani di lettura e quelli sensoriali. Ecco allora che una poesia tradotta, capace di mantenere intatti gli artifici del poeta, diventa una poesia tradotta bene e comprensibile nel modo in cui è stata originariamente pensata. Di recente pubblicazione è proprio una poesia che ha reso così percepibile il suo valore da diventare un’opera a sé, ora tradotta dallo scrittore veneziano Tiziano Scarpa e disegnata dall’illustratore veronese Alessandro Sanna per Einaudi Ragazzi. È “If”, di Rudyard Kipling, contenuta nel libro “Rewards and Fairies”.
“If” sta in piedi da sola e non tentenna in questa nuova traduzione che cerca di riprendere le trascurate intenzioni dell’autore inglese, che nell’opera è un padre che impartisce la sua lezioncina in rima, invitando il figlio a divertirsi con lui seguendo il ritmo di una filastrocca per bimbi grandi. La traduzione italiana più celebre l’ha scritta Gramsci in prosa, ricorda Scarpa: «Ma il testo originale inglese è in endecasillabi rimati, quindi ritmo e musica si sono persi e suonava un po’ come una predica, rinunciando a due cose: giocosità e memorabilità». Poi precisa: «Un testo in metrica e rima dà una lezione estetica oltre che etica: ciò che guida il discorso del padre non è soltanto la legge morale astratta, ma la sostanza materiale delle parole, il loro suono; insinua il dubbio che certe cose vengano dette anche “per fare rima”, non solo per insegnare a vivere. D’altra parte, in questo modo il padre fonda la sua legge anche sulla forma poetica delle parole, che con la loro musicalità sembrano approvare ciò che lui dice. La memorabilità invece è proprio la mnemotecnica: ritmo e rime aiutano a ricordare. Così il discorso del padre, nell’originale di Kipling, si conforma alla mente del figlio, alle sue capacità di apprendimento».
I bimbi cresciuti sulle rime di Kipling sono che gli adulti che ancora colgono il senso di quelle parole: «Infatti è una poesia che piace soprattutto a loro, perché si presenta come rivolta ai giovani, senza pretendere di fare la lezione a tutti. Un po’ come i film della Pixar: con la scusa di portarci i figli, gli adulti corrono a vederli». Il libro, dice Scarpa, «è un’esperienza in cui la forza motrice ce la deve mettere chi legge: non come nei film o nelle canzoni, in cui è l’energia elettrica a mandare avanti la baracca». Anche l’autore Alessandro Sanna ha aiutato a spingerla, spiega Scarpa, in «un’interpretazione da cui ha ricavato un’altra storia, inventando il personaggio dell’asino, che a volte è un mezzo di trasporto, a volte una preda che va difesa dai cattivi. Alla fine, la vita consiste proprio nel portare in salvo l’asino che è dentro di noi».
Roberta Durante
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