Sgarbi attacca: «Quel ritratto non è del Parmigianino»

Alle Galllerie dell’Accademia per la mostra su Manuzio, è proprietà di un privato Il curatore Gasparotto: «Crediamo sia autografo per l’identità stilistica»
Di Enrico Tantucci

di Enrico Tantucci

Vittorio Sgarbi fa scoppiare il caso-Parmigianino sul capo della bella mostra - che pure elogia in senso generale - dedicata a Aldo Manuzio e il Rinascimento a Venezia, in corso alle Gallerie dell’Accademia. Nella parte finale dell’esposizione veneziana - curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Giulio Manieri Elia - compaiono infatti i ritratti di “Quattro lettori aldini”, per testimoniare la fortuna al tempo del celebre editore e stampatore cinquecentesco, con dipinti di Tiziano, Palma il Vecchio, Lorenzo Lotto e Parmigianino. Ma è proprio “Ritratto d’uomo con petrarchino”, il ritratto attribuito alla mano del grande pittore emiliano, il cui vero nome era Francesco Mazzola (di cui è in corso una magnifica mostra a Roma, in parallelo con Correggio, curata da David Ekserdijan) a suscitare le ire di Sgarbi, che contesta duramente l’attribuzione per il dipinto, di proprietà di un collezionista privato di Montecarlo, invocando addirittura l’intervento del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, dopo aver già sollevato il problema in un articolo apparso sul “Giornale”.

«Chiedo il ritiro del dipinto dalla mostra, o in alternativa l’esposizione con la scritta “attribuito a Parmigianino”. È grave infatti che quest’opera sia stata esposta come sicuramente di mano del Parmigianino» attacca Sgarbi, che è stata appena nominato su indicazione del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, nel Comitato Scientifico delle Gallerie dell’Accademia «quando solo una parte della critica la attribuisce al pittore, e personalmente ho motivati dubbi che non lo sia. Mi fu sottoposto anni fa, quando presiedevo il comitato nazionale per le celebrazioni del quinto centenario della nascita di Parmigianino e preparavo la monografia nella quale lo pubblicai con qualche imbarazzo e alcune riserve sulla datazione, 1526, suggerita da una scritta, postuma, sul retro sulla tavola. Sono evidenti le insufficienze, come l’orecchio a tortellino e le mani legnose e rigide, incompatibili con quelle finissime del Parmigianino. Anche David Ekserdijan, curatore della mostra di Correggio e Parmigianino, ha evitato di chiedere il dipinto, perché non crede nella sua attribuzione. Perché allora esporlo a Venezia come autografo del Parmigianino, favorendo così il collezionista privato che la possiede, e che ne vedrà così incrementare il valore? Personalmente credo che questo dipinto abbastanza modesto possa essere attribuito a Giulio Campi, pittore della cerchia del Parmigianino, ma di ben altra levatura».

Non si scompone, rispetto alle critiche di Sgarbi, Davide Gasparotto, uno dei tre curatori della mostra, già direttore della Galleria Estense di Modena e ora Senior Curator of Paintings del Paul Getty Museum di Los Angeles.

«Il “Ritratto d’uomo con petrarchino” era importante per la nostra mostra» spiega «perché reca tra le mani un libro con la scritta “Franc P” che testimonia la fortuna delle edizioni aldine delle opere del poeta. Quanto alla paternità del Parmigianino, è vero, non è unanime, e lo stesso Ekserdijan preferisce limitarsi ad attribuirgli l’opera. Ma noi invece crediamo, come altri, che sia di mano del Parmigianino, per l’identità stilistica con altre sue opere, nonostante qualche imperfezione. Per questo ci siamo presi la responsabilità di autografarla in mostra e non sono d’accordo con Sgarbi sul fatto che, essendo di un privato che l’ha posta in vendita, per questo ci saremmo dovuti limitare ad attribuirla all’artista, ma non a considerarla sicuramente sua. Non credo infatti, occupandomi anche di acquisto di dipinti sul mercato internazionale per il Getty Museum, che questo possa determinare un incremento di valore dell’opera per il collezionista: chi dovesse acquistarla saprebbe che la critica non è unanime nel considerarla di Parmigianino. In assenza di firme autografe o documenti che possano farla certamente considerare di mano di Francesco Mazzola, si avanzano giudizi, come il nostro, basati su elementi stilistici».

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