Sorrentino in Vaticano miserie e grandezze di un giovane Papa

di Manuela Pivato
Preceduto da una curiosità folle, accompagnato da un cast da paura e seguito da una delegazione di novanta persone, il regista premio Oscar Paolo Sorrentino sbarca al Lido con le prime due puntate della serie televisiva “The Young Pope”, cucite l’una all’altra in modo da far sbavare per sapere come procederà la storia di papa Pio XIII, ovvero Lenny Belardo, giovane, americano, controverso, e soprattutto aitante, visto che ha la faccia di Jude Law.
Evento speciale del festival, proiettato in Sala Grande in prima mondiale dopo un red carpet straziante per centinaia di fan rimasti senza autografo e prima di un big dinner all’isola di San Clemente, l’assaggio di quello che può fare Sorrentino con un prodotto tv è quanto di più si avvicina ai suoi capolavori. L’opulenza di “La grande bellezza”, le profondità di “Youth” e una comicità che spunta dalla grata del confessionale, si ricompongono nelle prime due ore delle serie di otto puntate che andrà in onda a ottobre, urbi et orbi, su Sky Atlantic.
Sorrentino affronta le lacerazioni del giovane papa ricreando magnificamente in studio le stanze, i giardini, i cortili del Vaticano e prendendo a prestito da Ratzinger le scarpe rosse e le sigarette; ma s’infila anche sotto gli abiti talari e ne tira fuori l’omosessualità, i desideri repressi, i cilici mentali, le trame, i tradimenti, le miserie e, nel nome di Dio, magari nelle prossime puntate, forse anche qualche grandezza.
«Che reazione mi aspetto? È un problema del Vaticano, non mio. Noi abbiamo lavorato con onestà e senza pregiudizi cogliendo le contraddizioni, le difficoltà ma anche le cose affascinanti del clero» spiega il regista alla congestionata conferenza stampa che schiera, oltre a Jude Law (giacca blu e prima maglietta che ha trovato) Silvio Orlando, Cécile de France, Ludivine Sagnier, Javier Càmara, Scott Sheperd e James Cromwell. Assente solo Diane Keaton, che interpreta la fedele suor Mary.
Il Vaticano si troverà di fronte a una storia la cui prima scena consegna Pio XIII che, in un incubo notturno, emerge da una piramide di neonati morti (tranne uno o due) ai piedi della Basilica di San Marco. «Venezia esercita su di me un fascino irresistibile, mi sembrava un buon inizio» spiega Sorrentino. Il Vaticano vedrà anche il piscatorio all’anulare destro di un attore nominato agli Oscar ma con una vita sentimentale da scomunica, considerato che ha cinque figli da tre donne diverse e che ha chiesto pubblicamente scusa per averne ignobilmente tradito una (Sienna Miller) con la baby sitter.
«Mi preoccupava l’idea di rivestire i panni di un papa, di un personaggio pubblico importante, ma alla fine sono stato felice di aver interpretato un uomo così complicato» dice Jude Law. «È stato un onore essere un colore sulla tavolozza di Sorrentino».
Il passaggio dal cinema alla televisione, grazie a un lavoro al quale ha partecipato anche lo sceneggiatore padovano Umberto Contarello, «passaggio molto impegnativo ed eccitante», ha consentito al regista di approfondire personaggi e narrazione fino a conseguenze ancora ignote. C’è dunque spazio per il prete che ha male ai capelli e che racconta al Papa le confessioni altrui. C’è il Segretario di Stato (Orlando) che ha la foto di Higuaìn con la maglia del Napoli sul cellulare. «Così si mantiene vivo il concetto di tradimento» dice Sorrentino. E poi ci sono cardinali che fanno ridere. «Pare che tra loro il tasso di comicità sia piuttosto alto, ho quindi provato a riprodurlo». Ma il futuro non sembra bellissimo. «Pensare che la Chiesa abbia avviato un lungo cammino versa la liberalità mi sembra illusorio».
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