Tozzi: «Canto l’amore che servirebbe oggi»
Sabato all’Arena recupera il concerto saltato a settembre: «Sul palco con me tutti gli artisti con cui ho collaborato»

VERONAAvrebbe dovuto essere il 18 settembre. Poi, un problema di salute. Tutto rimandato: appuntamento al 14 ottobre. Protagonista, Umberto Tozzi e il suo più grande successo, “Ti amo”, pronto a festeggiare i suoi (primi) 40 anni. Incredibile a dirsi per una canzone che sembra non avere età. Eppure, di pezzi così Tozzi ne ha scritti decine. A fare da cornice alla serata, l’Arena di Verona. Ospiti, tanti amici: Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri, pronti a riformare il trio di “Si può dare di più” trent’anni dopo la vittoria a Sanremo. E poi Raf, coautore di quel pezzo, Marco Masini, Al Bano e Fausto Leali..
Ora come sta?
«Molto bene, per fortuna mi sto riprendendo velocemente. Ovviamente mi è dispiaciuto molto per questo “incidente di percorso”, ma sono sicuro che sabato faremo un concerto ancora più bello».
Qual è la forza di “Ti amo” e come fa a continuare a fare breccia tra i giovani?
«Non sono in grado di spiegarlo. Probabilmente ho avuto la fortuna di scrivere una canzone molto originale. E poi ci sono stati dei “passaggi” che hanno permesso al pezzo di diventare sempre più famoso».
Gli anni ’70 erano dei “cantautori impegnati”. Poi arriva “Ti amo” e ottiene un riscontro incredibile. A posteriori è facile riconoscere un successo, ma allora è stata una scelta controcorrente.
«È stata una scelta molto coraggiosa. Era un periodo in cui si parlava ben poco d’amore, si pensava solo alle ribellioni. Ma il mio coraggio è stato premiato».
In una contemporaneità che conosce solo crisi e conflitti internazionali, ha ancora senso cantare d’amore?
«Avrebbe più senso se venisse scritta una canzone come “Ti amo”, perché destabilizzerebbe chi continua a veicolare messaggi e contenuti falsi. Come in politica, ad esempio. Con un linguaggio semplice e un sentimento come l’amore che non muterà mai si ottengono molti risultati».
Una volta, per i messaggi c’erano le canzoni, ora ci sono i social network.
«È vero, ma io mi sono fermato alle canzoni. I social li uso solo per necessità e curiosità, comunque molto poco».
Che effetto le fa cantare una canzone composta quando aveva 25 anni?
«È un pezzo che ho talmente maturato negli anni che non mi fa effetto. Le emozioni arrivano quando la canto dal vivo, perché sono sempre molto belle».
Il concerto all’Arena sarà una celebrazione di una carriera o la tappa di un crescendo?
«Si tratterà di un evento molto particolare, in cui avrò la fortuna di avere sul palco tutti i cantanti che hanno collaborato con me nel corso della mia carriera. Tutti grandi artisti con cui ho condiviso dei bellissimi momenti che contribuiranno a rendere la serata ancora più speciale, sotto un profilo musicale ed emotivo. La scaletta sarà molto semplice, composta prevalentemente dalle mie hit».
Ha detto che se fosse nato in Inghilterra avrebbe fatto di più. Ha qualche rimpianto?
«Assolutamente no. Semplicemente l’inglese è la lingua universale e quindi chi canta in inglese è facilitato. Considerando repertorio e successi che ho ottenuto cantando in italiano, se fossi nato in Inghilterra sarei sicuramente diventato subito un artista di fama mondiale. Ma sono molto soddisfatto di aver esportato la musica italiana all’estero, facendo da apripista ad altri. Hanno seguito le mie orme Ramazzotti, Zucchero, Masini, Pausini. Sono molti gli italiani che, dopo il mio ingresso nel mercato europeo, sono stati presi in considerazione fuori. Di questo sono molto felice».
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