Un giro in giostra un giro nella memoria Storie e immagini dai luna park

Nel Polesine nascono le attrazioni che divertono il mondo e Rovigo le celebra in un percorso di storia e di emozioni



Quando l’organo meccanico “Gasparini” – settanta canne con tamburo, campanelli, grancassa e la manovella che fa girare le musiche sui nastri perforati di cartone – s’accende, non si può che chiudere gli occhi e immaginare di essere in uno di quei luna park da sogno, capaci di percorrere secoli di fantasie e memorie e di strappare sempre un sorriso. La fantasiosa iconografia delle giostra – musiche, saltimbanchi, meccanismi e colori – è d’altra parte la protagonista assoluta di “Giostre! Storie, immagini, giochi”, la mostra in corso fino al 30 giugno a Palazzo Roverella di Rovigo.

Il territorio

L’organo che sta nel cuore dell’allestimento è solo dei pezzi pregiati che riescono a evocare un mondo intero. A proporre la mostra è la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, assieme a Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi, con la cura di Roberta Valtorta e la collaborazione di Mario Finazzi.

Perché parlare di giostra in Polesine? Un po’ come era accaduto con il cinema nella mostra “Il cinema in Polesine” lo scorso anno, l’intento è quello di far comprendere come il mondo della giostra e dei giostrai trovi casa in questo territorio veneto. Non caso, a Bergantino – nemmeno un’ora di strada da Rovigo – l’industria delle giostre esporta pezzi pregiati in tutti i parchi divertimento del mondo e proprio qui brilla il Museo della Giostra e dello Spettacolo popolare, custode di una grande tradizione secolare.

La mostra racconta – attraverso la fotografia, la pittura, la grafica e i giocattoli – il fascino immediato e intramontabile delle giostre. Le diverse interpretazioni visive che si possono attraversare lungo il percorso appaiono divertenti e giocose, ma hanno anche la capacità di condurre il visitatore in una speciale dimensione della memoria che parla dell’infanzia, del tempo che passa, del nostro destino. Ricordo, tempo, macchina, movimento e società sono le linee attraverso cui la mostra di Palazzo Roverella si sviluppa: perché non possiamo guardare una giostra senza ricordare, perché la giostra è una dimensione immaginaria nella quale la vita prosegue sempre senza inizio o fine, perché pur nei loro meccanismi le giostre riproducono cicli naturali come quelli del sole o della luna. E poi perché la giostra piace a tutti, in quanto capace di donare una breve – ma ripetibile – felicità primordiale.

Gli artisti

Giù il gettone, dunque, e spazio alla visione di giostre e luna park dei dipinti di Giacomo Balla, Massimo Campigli, Valerio Berruti o attraverso i manifesti storici di fiere e sagre popolari che un tempo ammuffivano sotto la pioggia e che oggi sono piccoli tesori di grafica pubblicitaria. E ancora, tra i corridoi del Roverella si possono scorgere le diverse interpretazioni che la fotografia ha dato della giostra in oltre due secoli. Numerose, non serve dirlo, sono le giostre che arrivano dal Museo di Bergantino e particolarmente efficace è il “Donkey Roundabout” di Stephen Wilks, il carosello di asini che diventa denuncia sociale. —



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