Vail: «Così riporterò la Guggenheim nel Primo Novecento»
La nipote di Peggy torna a Ca’ Venier dei Leoni Risponderà direttamente a New York: «Ma ho le mie idee»

Interpress/Mazzega Venezia09.06.2017.- Karole P.B. Vail nuova direttrice della Fondazione Peggy Guggenheim
È tornata, qui, a Venezia, nella casa-museo di Ca’ Venier dei Leoni dove stava, da bambina e poi da adolescente, quando c’era ancora nonna Peggy Guggenheim.
«Da bambina e da adolescente» ricorda «dormivo nella stanza dei dipinti di Ernst e Delvaux e addormentarsi in mezzo a quelle mostruose “creature” surrealiste non era semplice. Mi facevano un po’ paura. E andavo in gondola, sulla gondola personale di Peggy decorata con i leoni. Era magnifica, una delle poche gondole private esistenti a Venezia. Mi portava così a vedere i musei e le chiese veneziane. Mi aspettava a bordo e, quando tornavo, voleva sapere le mie impressioni sulle opere e i quadri di Tiziano o Tintoretto che avevo appena visto. Era una persona un po’ particolare, ma chi non lo è?».
Sono i ricordi di Karole Vail che tra pochi giorni diventerà il nuovo direttore della Peggy Guggenheim Collection, sostituendo quello che per 37 anni l’ha curata e sviluppata, Philip Rylands, ora nominato direttore emerito.
Entrerà in carica dall’11 giugno, ma è stata presentata ieri dal direttore della Fondazione Solomon Guggenheim di New York Richard Armstrong. E per la nipote di Peggy, da circa vent’anni curatrice di mostre per la sede newyorkese della Fondazione - l’ultima la retrospettiva su Moholy Nagy - è anche un ritorno a casa.
Signora Vail, è così?
«Sì, questa nomina mi dà modo di tornare a Venezia, di venire a vivere qui con mio marito, sto già cercando casa e voglio lavorare molto sul mio accento veneziano. Ho conosciuto e amato fin da bambina la collezione di Peggy, così come il palazzo e il giardino che la ospitano. Ora è un privilegio e un onore per me guidare questa istituzione eccezionale, portare avanti la visione di Peggy assicurando che continui ad avere una parte nella cultura odierna, come lei avrebbe voluto. Per me è una grande responsabilità e ringrazio Philip Rylands per tutto ciò che ha fatto fino ad oggi per la Collezione».
Dalla notizia delle sue dimissioni, a dicembre, fino a oggi, non si è saputo nulla su chi avrebbe preso il posto di Rylands. Lei quando ha saputo di essere stata scelta per l’incarico?
«Da pochissimo tempo. C’è stata una selezione, c’erano anche altri candidati. Io ho fatto domanda a marzo e sostenuto i colloqui. Credo che il fatto di conoscere bene la Guggenheim, essendo da lungo tempo una delle sue curatrici, mi abbia agevolato».
Il direttore Armstrong ha sottolineato come lei risponderà direttamente a lui e che una delle sue caratteristiche è prediligere una gestione di tipo collegiale.
«È giusto così, ma spero naturalmente di avere una mia autonomia e di fare le mie scelte. Ho naturalmente le mie idee in proposito su quali cambiamenti apportare nella gestione della Guggenheim, pur in una linea di continuità, vista l’importanza e il rilievo raggiunto da questo museo in Italia e all’estero».
Me ne dice una?
«Penso che al centro del progetto debba esserci l’arte del Primo Novecento, che è il cuore della Collezione Guggenheim. Dobbiamo riprendere a occuparci soprattutto di essa, anche a livello espositivo, per valorizzarla. Sono anche i temi e i periodi artistici che come curatrice conosco meglio e a cui mi sono sempre dedicata. Ci sono altre istituzioni a Venezia che si occupano già di arte contemporanea, non occorre che lo facciamo anche noi. Naturalmente questo non significa chiudersi al nuovo, ma prediligere questo filone nella scelta degli artisti».
La Guggenheim è un’istituzione molto amata in città, ormai tutti la considerano “veneziana”.
«E voglio che continui a essere così e che i veneziani qui continuino a sentirsi di casa. Uno dei miei primi compiti sarà infatti quello di conoscere e stringere rapporti con tutte le principali istituzioni cittadine. Fino alla metà del 2018 la programmazione della Guggenheim è già tracciata, ma voglio iniziare a lavorare ai progetti futuri e intanto contribuire a mantenere viva questa istituzione, da cui passano ogni anno anche tanti giovani, con un’attività importante anche sul piano educativo».
Comincia per Karole Vail ora la “full immersion” nella dimensione veneziana della Guggenheim con tutte le difficoltà del caso in una città in cui non è facile dialogare tra istituzioni, ciascuna un po’ chiusa tra i suoi confini. Arriva però con un grande entusiasmo e con un bagaglio di ricordi veneziani che le saranno preziosi.
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