Andermann, 'il mio Pasolini, assenza presente della poesia'

A 50 anni dalla morte, su Rai3, "Castelporziano ostia dei poeti"

(ANSA) - ROMA, 27 OTT - "Quella mattina del 2 novembre 1975 ero al telefono con Moravia, per preparare uno dei nostri viaggi in Africa, quando lo chiamarono su un'altra linea: Pasolini è morto, massacrato all'Idroscalo di Ostia. Decidemmo di andarci subito. All'Idroscalo non c'era più nessuno, ma ricordo nitidamente due oggetti, un mattone frantumato e una trave, macchiati di sangue. Segno evidente di un avvio delle indagini a dir poco approssimativo. O almeno così mi era parso. Moravia e io cercammo a lungo dove avessero portato il corpo. Invano". Il regista Andrea Andermann ricorda così il giorno della morte di Pier Paolo Pasolini. Una morte alla quale, quattro anni dopo, Andermann decise di farlo sopravvivere, rendendolo assenza presente nel film "Castelporziano ostia dei poeti" che Rai Documentari propone in versione recentemente restaurata il 1° novembre alle 00.30 su Rai 3, nella notte tra sabato e domenica, gli stessi giorni di cinquant'anni fa. Un film che - col filo conduttore delle parole profetiche di Pasolini sulla propria fine ne "La Guinea", del 1962 - intreccia poesia e cronaca nel racconto di quei tre giorni "iconoclasti" che, dal 28 al 30 giugno 1979, avevano trasformato il lido romano in un tumultuoso palcoscenico a cielo aperto per il Primo Festival Internazionale della Poesia. Un palcoscenico letteralmente preso d'assalto, fino a farlo crollare, da trentamila giovani tanto ribelli contro i poeti italiani, quanto ammaliati dalle voci dei grandi della Beat Generation arrivati a Castelporziano, da Allen Ginsberg a William Borroughs, da Gregory Corso a LeRoy Jones, senza dimenticare Evgenij Evtušenko. Ricordi nitidi per Andermann che avrebbe poi utilizzato un analogo stile nelle sue opere in diretta tv, riprese nei luoghi e nelle ore del loro svolgersi, come "Tosca" o "Rigoletto": "Seguimmo l'evento nel suo fluire sopra e sotto quel palcoscenico, nel materializzarsi di una poesia mai vista prima, persino sotto forma di un minestrone cucinato estemporaneamente sulla spiaggia libera di Castelporziano, continuando a percepire quell'ombra dell'Idroscalo di Ostia. Ma il tutto nel rispetto della verità di quelle persone che esprimevano in libertà se stessi diventando personaggi emblematici del passaggio epocale di quegli anni". Una storia "collettiva" che la Rai portò in tv nel 1980 e nella quale aveva fatto irruzione anche la cronaca, documentata da Andermann, delle fiamme che, proprio in quei giorni, avevano incendiato il mare davanti alla spiaggia del Festival, dopo la tragica collisione tra un mercantile francese e una nave cisterna italiana. "Confesso l'emozione - conclude Andermann - di sapere di nuovo in onda quel film, come omaggio a Pasolini, del quale ho due ultimi ricordi. Il primo sono le sue parole nell'ultima intervista a Furio Colombo, il giorno prima della morte: "Il senso di tutto è che tu non sai neanche chi adesso sta pensando di ucciderti, perché siamo tutti in pericolo". Il secondo è l'urlo di Moravia al suo funerale: 'Il Poeta dovrebbe essere sacro'". (ANSA).

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova