Bohemian Rhapsody, i 50 anni di un capolavoro misterioso

(di Paolo Biamonte) (ANSA) - ROMA, 30 OTT - "Bohemian Rhapsody" compie cinquant'anni portandosi dietro il suo alone di mistero. Un capolavoro, frutto di quelle intuizioni che arrivano rare volte anche nelle carriere più fortunate, e al tempo stesso una sfida ai limiti della tecnologia e uno sberleffo alle regole dell'industria. La sua storia è ormai conosciutissima grazie al film che nel 2018 con il suo clamoroso successo ha regalato ai Queen e al brano, non a caso scelto per dare il titolo al biopic, una straordinaria celebrazione a posteriori con numeri da capogiro sulle piattaforme. E pensare che i discografici dell'epoca non avrebbero voluto che uscisse come singolo: secondo loro, con la sua durata di sei minuti e la struttura così insolita non era adatto ad essere trasmesso alla radio. Per fortuna Freddie Mercury e compagni la pensavano in un altro modo e con la complicità di un loro amico dj radiofonico riuscirono a trasmetterlo proiettandolo nella leggenda. A renderlo tale non sono soltanto il successo, i numeroni o il fatto che sia inserito nella lista dei brani più belli di sempre che, insieme ai like, oggi sono gli unici elementi utilizzati per misurare il valore di un artista o di un brano. Uno degli elementi è sicuramente il testo il cui significato non è mai stato chiarito del tutto: l'interpretazione più diffusa è quella di Lesley-Ann Jones, biografa di Freddie Mercury che è l'autore del brano e che secondo questa interpretazione avrebbe usato la confessione dell'omicidio contenuta nel testo come coming out. Bene hanno fatto i Queen a non svelare mai il significato della canzone che contiene ovvi riferimenti all'Opera: nel film Bryan Singer fa scegliere a Freddie l'aria "L'amore è un bambino bohémien" dalla Carmen di Bizet cantata dalla Callas per presentare al manager "A Night at The Opera", l'album che contiene Bohemian Rhapsody. Ma poi nel polifonico pastiche del brano ci sono Galileo, probabilmente un omaggio agli studi di astronomia di Brian May, il Figaro del "Barbiere di Siviglia", Scaramouche, la maschera del buffone nella commedia dell'arte, l'invocazione Bismillah, che in arabo vuol dire "in nome di Dio" e che viene usata nel Corano ma anche dagli esorcisti nei talismani: va ricordato che Mercury era nato a Zanzibar e si chiamava Farrokh Bulsara. Non manca Belzebù, il principe dei demoni che "ha messo un diavolo da parte per me". Il tutto inserito in una struttura musicale molto complessa: una ballad, un interludio operistico e una sezione hard rock con inevitabile assolo di chitarra e un finale da ballad. A rendere il tutto ancora più straordinario è il fatto che la registrazione di "Bohemian Rhapsody" è stata effettuata utilizzando quasi 200 tracce sovrincise. Va considerato che nel 1975 le registrazioni venivano fatte su nastro e che naturalmente non esistevano multitracce e computer, il che vuol dire non solo che tutte le parti sono state cantate ma che il montaggio delle parti è stato fatto a mano, tagliando e incollando le varie parti del nastro montato su un supporto sperimentato per l'occasione. Una vera e propria sfida tecnologica che ha assecondato il virtuosismo vocale dei Queen, maestri assoluti nell'arrangiare polifonie vocali: le parti più alte e i sovracuti erano affidati a Roger Taylor, batterista e cantante di livello assoluto ma abbastanza intelligente da capire a chi spettava il posto del frontman. (ANSA).
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