Confindustria Cultura, sì bozza decreto Mic sulla copia privata

(ANSA) - ROMA, 23 SET - "Come Confindustria Cultura Italia sosteniamo lo schema di decreto sulla copia privata proposto dal Ministero della Cultura e ne auspichiamo l'approvazione". Così Luigi Abete, presidente di Confindustria Cultura Italia, la federazione di Confindustria che riunisce le imprese che producono contenuti culturali e che sono in prima linea nell'innovazione digitale, a proposito della nuova bozza di decreto che estenderebbe l'applicazione del compenso a tutte le memorie digitali, dalle chiavette Usb agli hard disk, alle memorie negli smartphone ai smartwatch fino al cloud. "È una falsa rappresentazione quella che vede l'equo compenso come una tassa sull'innovazione e sulle tecnologie digitali e nemica dei consumatori - prosegue Abete -. L'adeguamento dei compensi per le riproduzioni personali a scopo privato di opere dell'ingegno è un atto dovuto dalla legge ed è finalizzato a sostenere la cultura di questo Paese e i lavoratori del settore: remunerare equamente chi crea e produce cultura significa garantire il presupposto essenziale di libertà e competitività per l'intera industria culturale italiana. Come succede ovunque in Europa. Ne auspichiamo quindi l'approvazione". "La bozza di decreto - ricorda il presidente di Confindustria Cultura - propone un aggiornamento degli apparecchi e dei supporti interessati dal prelievo in linea con l'evoluzione tecnologica e con le modalità di utilizzo da parte dell'utente. L'Italia è in sostanziale continuità con le politiche pubbliche adottate in materia a livello Ue, anche se è bene sottolineare che, rispetto all'analisi comparativa dei compensi applicati in Italia e in altri Paesi europei, emerge chiaramente che qui il compenso per copia privata pro capite ha un valore più basso (2,3 euro) rispetto alla media europea (2,5 euro), con la Francia a 4,1 euro e la Germania a 2,9 euro. Non solo: l'incidenza dei compensi sul mercato più rilevante, quello degli apparecchi, qui è inferiore rispetto alla media degli altri Paesi europei (0,9% vs 1,3%)". (ANSA).
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